La Pagella in Rosso di Bruxelles «l’Italia resta poco Competitiva»

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Nel gruppo dei Paesi europei che hanno più seri squilibri macro-economici, dovuti al livello del debito pubblico e alla perdita di competitività  a partire dagli anni 90, c’è anche l’Italia con la Spagna, l’Ungheria, Cipro. Anzi, sono questi i quattro Paesi dov’è più necessario e urgente intervenire. 
Lo dice la Commissione Europea, nel suo primo rapporto sul meccanismo d’allerta per la prevenzione («vaccino» contro un nuovo caso Grecia) e la correzione degli stessi squilibri macro-economici: una radiografia di situazioni in buona parte note da anni e imputabili a vari governi; ma in parte, anche, un quadro di indicazioni che sembrano sostenere indirettamente le riforme appena avviate dal governo Monti, soprattutto quella del mercato del lavoro. Il documento Ue, anticipato ieri dall’agenzia Ansa, dice infatti molto altro: primo, che accanto a quello pubblico esiste un debito privato italiano abbastanza ben controllato, di cui bisognerà  pure tener conto; secondo, che la perdita di competitività  ha ovviamente affondato le sue radici nel calo di produttività  e nel fluttuare del costo del lavoro per unità  di prodotto; terzo, che l’Italia e gli altri Paesi dovranno ridurre l’elevatissimo debito ma anche recuperare competitività  per migliorare la crescita. Ma se il costo del lavoro ha continuato a salire, e questo ha contribuito al calo di produttività , competitività  e dunque crescita, allora si può dedurre che il meccanismo inverso di riequilibrio – quello appunto auspicato da Monti – si accorda forse con le indicazioni della Ue. Da Palazzo Chigi ieri si parlava infatti di «segnali di incoraggiamento» provenienti da Bruxelles, segnali che potranno pesare nella trattativa governo-sindacati sul mercato del lavoro. Già  fra domani e dopodomani si vedrà  se è così e se il senso da attribuire al documento Ue è proprio quello: il rapporto dovrebbe essere infatti presentato dal commissario Ue agli affari economici e monetari, il finlandese Olli Rehn, alla riunione collegiale della Commissione che si terrà  a Strasburgo, presso l’Europarlamento; e subito dopo, mercoledì, lo stesso Europarlamento in seduta plenaria ne discuterà  con un ospite di nome Mario Monti.
Il dossier di Bruxelles si iscrive nella cornice del cosiddetto «six pack», le nuove regole entrate in vigore a dicembre per garantire un miglior coordinamento e controllo incrociato fra le politiche economiche, contro la crisi del debito. La lista dei Paesi a rischio, valutati secondo dieci indicatori economici che comprendono appunto il costo della mano d’opera, prevede «allarmi preventivi» e sanzioni quasi automatiche: anche multe pari allo 0,2% del prodotto interno lordo, se l’ammonimento sui conti in disordine non troverà  ascolto. In una fascia mediana, cioè sotto attenta osservazione, si trovano Francia, Belgio, Gran Bretagna, Slovenia e Bulgaria. Su Finlandia, Svezia e Danimarca, nonostante una discreta situazione finanziaria, viene sospeso il giudizio. Nessuna preoccupazione per Germania e altri, mentre dei «dannati» Grecia, Portogallo, Irlanda e Romania, già  rianimati a metà  dai prestiti internazionali, non si parla neanche. 
Le nuove regole di controllo e vigilanza riguardano tre categorie di Paesi: quelli in severe difficoltà  per la loro stabilità  finanziaria; quelli che ricevono già  un’assistenza finanziaria in via precauzionale o definitiva; e quelli che, guariti, stanno per lasciare quest’ultima condizione. Per tutti, i medici di Bruxelles avvertono: attenti, qui prima o poi ci vuole un vaccino.


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