Isola del Giglio, il danno ambientale si aggrava
All’Isola del Giglio è già presente un «danno ambientale» legato al naufragio della Costa Concordia, avvenuto ormai quasi un mese fa. Lo ha ammesso il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, dichiarandosi «molto preoccupato» per i continui rinvii delle operazioni di svuotamento dei serbatoi della nave, che a causa del maltempo non sono mai iniziate.
«Non siamo in grado di definire i tempi in cui le operazioni di svuotamento partiranno – ha aggiunto il ministro – e mi auguro possano svolgersi in condizioni di temperature come quelle attuali per operare in condizioni di sicurezza». Se la temperatura esterna aumentasse, infatti, le probabilità di una dispersione del carburante (nelle cisterne ce ne sono 2.300 tonnellate, ndr) aumenterebbe. Quanto alla contaminazione già in atto, Clini non ha dato ulteriori spiegazioni, limitandosi a dire che, anche senza fuoriuscite di gasolio, ildanno ambientale «è già presente».
Il capo della protezione civile Franco Gabrielli, intanto, ha definito «ottimistiche» le previsioni che parlano di 7-10 mesi per rimuovere lo scafo, avvertendo che potrebbe volerci molto più tempo. E a complicare ulteriormente la situazione si aggiunge l’instabilità del relitto, che dal giorno del naufragio si è già spostato di 60 centimetri verso il mare aperto. Il rischio, dunque, è che la Concordia si allontani dallo “scalino” di granito su cui poggia e si inabissi a profondità molto maggiori.
I residenti del Giglio, intanto, sono sempre più allarmati per le possibili conseguenze dell’incidente sull’ecosistema della loro isola. Gli abitanti, inoltre, temono che la presenza del relitto possa compromettere la prossima stagione estiva, e per questo premono per accelerare le operazioni di recupero del carburante e di rimozione della nave.
Una speranza davvero flebile, anche perché, almeno per il momento, le difficili condizioni del mare impediscono anche solo di avvicinarsi alla Concordia, per cui le operazioni potrebbero non ricominciare prima di domenica o lunedì. Quanto alla possibilità che lo Stato subentri alla Costa nell’intervento di recupero, il ministro Clini ha spiegato che si tratta di una strada non percorribile. «La via che prevede l’intervento dello Stato con successivo rimborso da parte dell’impresa è impraticabile alla luce della situazione economica attuale», ha dichiarato. Quello che al momento può fare il Governo è soltanto imporre alla compagnia di prendere posizioni precise sulle diverse opzioni. «Ma se non ci dà i progetti su cui intervenire…», ha concluso con amarezza il responsabile del dicastero dell’Ambiente.
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