«Kommissar» o «conto bloccato», la tutela Ue

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Dopo il pressing di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel perché «il tempo stringe», ieri è stata la volta della Commissione europea di mandare un messaggio di allarme ad Atene, nel giorno dello sciopero generale. José Manuel Barroso, il presidente della Commissione, ha dovuto prima di tutto correggere la gaffe della commissaria olandese alle nuove tecnologie, Neelie Kroes, che in un’intervista a De Volkskrant ha rivelato che a Bruxelles lo scenario di un’uscita della Grecia dall’euro non è più solo un’ipotesi di scuola. «Non morirebbe nessuno – ha detto Kroes – se qualcuno lasciasse l’euro». Anche per Kroes, «la Grecia non dà  prova di sufficiente buona volontà » nell’applicare le misure di austerità  imposte per ottenere il secondo piani di aiuti di 130 (o 145) miliardi di euro, indispensabile per evitare il fallimento. Un default che si avvicina, se il 20 marzo (ma la scadenza è a fine mese, per motivi tecnici) Atene non ha i 14,5 miliardi per rimborsare il debito che arriva a scadenza.
Barroso ha replicato che «il posto della Grecia è nell’euro, vogliamo che resti» e ha sottolineato che «i costi di un’uscita della Grecia dall’euro sarebbero più alti che i costi per continuare a sostenere» Atene. «Facciamo di tutto per arrivare a una soluzione – ha cercato di rassicurare Barroso – siamo vicinissimi a un accordo finale». Ma anche la commissaria alla pesca, la greca Maria Damanaki, ha evocato «l’ipotesi allo studio» di un’uscita della Grecia dall’euro, parlando però di «semplice scenario» e non di un «piano alternativo». 
Oggi il ministro delle finanze Evangelos Venizelos sarà  a Bruxelles, per partecipare all’Eurogruppo. Il ministro è atteso sul piede di guerra: dovrà  chiarire se i partiti della coalizione al potere ad Atene si piegano al programma di Bruxelles, che significa ancora tagli alla spesa e riduzione del costo del lavoro, per aumentare la competitività ». Atene sta portando avanti due negoziati paralleli, uno con le banche private, che dovrebbero rinunciare volontariamente a una percentuale superiore al 50% del debito greco, l’altro per il secondo piano di aiuti della troika, Fmi, Ue e Bce. Sarkozy e Merkel hanno rivelato la nuova configurazione del piano per la Grecia: visto che l’idea del kommissar con poteri di veto sulle decisioni governative di Atene non era passata e aveva suscitato reazioni molto negative in Grecia, hanno tirato fuori l’ipotesi del «conto bloccato». Per essere sicuri che la Grecia non spenderà  i soldi che le vengono accordati con il piano di aiuti e che restituirà  i debiti, verrà  aperto un conto bloccato, riservato al rimborso. Parigi e Berlino vorrebbero anche che il servizio del debito venisse inscritto nella Costituzione greca, per essere sicuri che le verrà  accordata la priorità  su ogni altra spesa. In altri termini, tutte le entrate (fiscali e del piano di aiuti) dovranno essere obbligatoriamente destinate al servizio del debito. Il governo greco sarà  quindi di fatto sotto tutela, esattamente come lo sarebbe stato con il famoso kommissar. L’idea del conto bloccato ha il sostegno di Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo. 
Intanto, ieri i mercati si sono un po’ distesi. La Grecia è riuscita a collocare 812,5 milioni di bond a sei mesi a un tasso in calo del 4,86%. Ieri, ci sono stati però alcuni dati negativi nella zona euro. La produzione industriale tedesca è stata in calo del 2,9% a dicembre, mentre le cifre del commercio estero francese hanno battuto un record negativo, con 69,6 miliardi di deficit nel 2011. La Germania ha un forte attivo, ma il ministro francese del commercio estero si consola: i dati «sono meno peggio di quanto avessimo previsto» afferma (temeva 75 miliardi in rosso).


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