Lavoro, si cerca l’accordo tra sindacati e Confindustria

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ROMA – Il dibattito sull’articolo 18 è un caso internazionale. Interviene l’Ocse, interviene il Wall Street Journal: tutti molto interessati agli incontri che sindacati, parti sociali e governo organizzano – insieme o separatamente – per decidere se modificare o meno la regola dello Statuto dei lavoratori che prevede il reintegro del dipendente licenziato senza giusta causa o giustificato motivo. 
La questione sarà  messa a fuoco stasera, in un vertice fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria preceduto da un appuntamento informale fra i leader sindacali Camusso, Bonanni e Angeletti. E se l’incontro di ieri fra le tre sigle non ha affrontato direttamente il punto – ma solo la piattaforma comune per la riforma del lavoro – è chiaro che oggi si arriverà  al dunque. Va discussa la proposta della Cisl (allargare la legge 233 sui licenziamenti collettivi anche a quelli individuali in modo da eliminare i possibili ricorsi giudiziari attraverso l’articolo 18); va trovata – se possibile – una linea comune da portare a Palazzo Chigi nell’imminente incontro con il governo (forse fissato per domani stesso).
Resta da decidere se le modifiche all’articolo 18 siano o meno questione di fondamentale importanza nel rilancio del Paese, ma par di capire che il fronte del «no», quello di chi pensa che il gioco non valga la candela, si stia allargando. La pensa così l’Ocse, che dopo aver tessuto le lodi del premier italiano, ha precisato che la norma dello Statuto dei lavoratori non è centrale. «Consideriamo Monti l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto» ha detto il segretario generale Miguel Angel Gurria. I mercati gli hanno dato ragione visto che ieri lo spread fra Btp e Bund ha chiuso a 363 punti, il livello minimo da quando si è insediato il nuovo governo. I titoli decennali italiani sono stati poi gli unici in Europa a portare a casa un rendimento in calo (5,95 per cento). Ma tutto questo all’Ocse non sembra così strettamente legato a futuro della norma sui licenziamenti: «Non è il punto fondamentale della riforma del lavoro allo studio» ha specificato Gurria e anche fra gli industriali italiani c’è chi ridimensiona la portata della questione. «Sull’articolo 18 mi auguro che il ministro Fornero e il governo Monti cambino idea» ha detto Carlo De Benedetti, presidente onorario di Cir. «Si spaccia per mobilità  quelle che sono solo ideologie. Il gruppo Espresso in tre anni ha mandato a casa 800 persone su 3 mila, con l’articolo 18: non venite a menarla che l’America non investe in Italia perché c’è l’articolo 18, sono fandonie». Di parere opposto è invece il Wall Street Journal che in un editoriale ha affermato che «la più grande minaccia della crescita economica in Italia non è il debito pubblico».
Intanto si alza anche il tono della protesta: la Fiom, le tute blu della Cgil, mettono in conto per sabato 18 febbraio una manifestazione a Roma che tratta la questione Fiat, ma anche la norma dello Statuto dei Lavoratori. Sempre in tema di diritti, 205 donne degli stabilimenti automobilistici hanno scritto una lettera al ministro Fornero per denunciare come il nuovo contratto Fiat contenga «norme gravemente discriminatorie nei confronti di padri e madri». Per il 2102 si stabilisce infatti l’erogazione di un premio di 600 euro lordi per chi ha lavorato almeno 870 ore. Ma dal conteggio, dicono le donne della Fiom «è esclusa ogni assenza-mancata prestazione lavorativa retribuita e non retribuita a qualsiasi titolo, comprese le assenze la cui copertura è per legge e per contratto parificata alla prestazione lavorativa». In sostanza, sostiene il sindacato, in Fiat maternità , congedo obbligatorio o parentale, malattie dei figli e permessi per legge 104 farebbero perdere il diritto al premio. La Fornero oltre che del Lavoro è ministro per le Pari Opportunità : le tute blu chiedono un incontro.


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