Smartphone, il gigante appiedato dalla batteria lumaca

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NEW YORK – Sempre più intenso, sempre più breve. Il nostro amoroso rapporto con il telefonino, questo chiaro oggetto del desiderio contemporaneo, rischia di esaurirsi per colpa del fatidico terzo incomodo: la batteria. L’innovazione tecnologica procede a passi da gigante. L’ultimo iPhone sul mercato, il 4S, è arrivato persino a chiedere, lui, chi è che parla: grazie alla segretaria elettronica chiamata Siri. Eppure, otto ore durava la batteria dell’iPhone primo modello, anno 2007, e otto ore dura la batteria dell’ultima meraviglia. Le applicazioni che alimentano come tanti minisoftware i nostri cellulari sono passate da zero ad almeno mezzo milione in 5 anni: ma la durata delle batterie che dovrebbe far funzionare tutto questo ben dell’uomo cresce solo dell’1 per cento all’anno.
Gli esperti hanno dato al fenomeno anche un nome “battery deficit”: ma non riescono a risolverlo. Le soluzioni finora proposte sono di due tipi. Uno è il ricorso all’antico concetto di “protesi”. Batterie volanti che si agganciano al telefonino: magari come quella “Mophie” che serve anche da custodia per l’iPhone. Oppure sono così fantasmagoriche che sembrano concepite da Archimede Pitagorico. Come l’nPower Peg che Kevin Bartholomew ha partorito non tanto grazie alla sua mente brillante ma alle sue gambe lunghe. L’aggeggio è una sorta di bastoncino che si allaccia alla vita e trasforma l’energia che accumuliamo camminando: 15 minuti di camminata valgono 1 minuto di telefonata. Fa sorridere? La compagnia telefonica inglese Orange è arrivata a produrre magliette che usano una tecnologia piezoelettrica per trasformare la pressione delle onde sonore sul corpo in elettricità . Le T-shirt sono state provate naturalmente durante i concerti. Per la cronaca la “carica sonora” funziona meglio con la musica techno: quegli “unz unz unz” prodotti dai bassi producono più energia che una fuga di Bach.
Naturalmente i persuasori mica tanto occulti che ci spingono a comprare sempre nuove meraviglie giurano che la soluzione è dietro l’angolo. La nuovissima generazione di telefonini 4G consuma già  meno: ma non è vero. Piuttosto viaggia su una banda che permette la trasmissione dei dati più velocemente: e quindi consente di stare meno in linea. Anche se poi le analisi di mercato dimostrano che più veloce più scaricare e più scarichi. Tant’è che le compagnie spingono sul nuovo sistema perché così potranno anche rialzare i prezzi.
Ma proprio il 4G è intanto il colpevole dell’ennesimo flop delle batterie. Le autostrade dell’etere sono ancora soprattutto 3G. E il telefonino 4G cerca invece continuamente la propria corsia privilegiata: costringendo la batteria a girare disperatamente alla ricerca. E’ il motivo per cui Apple ha finora rimandato la discesa in questo campo: proprio temendo l’insostenibile durata della batteria. Il debutto avverrà  adesso a giugno col gioiellino numero 5: che durerà  effettivamente di più grazie all’utilizzo di una nuova tecnologia flash con performance più efficienti. Attenzione però: cambia l’anima del telefono ma, ancora, non la batteria. Il nostro rapporto col telefono è destinato davvero a farsi sempre più intenso: ma, senza protesi o aiutini, sempre più breve.


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