Vita frenetica, aumenta lo stress ecco le 10 regole per batterlo

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BERLINO – Prima ce ne vergognavamo, ora non più, o sempre più raramente. Se ci sentiamo troppo esauriti o stanchi, se non teniamo più il passo col ritmo della vita quotidiana, se non ricordiamo più nulla. Per alcuni è quasi chic: i tedeschi lo chiamano “burn-out”, termine inglese non usato nel mondo anglosassone. Indica lo stress. Colpisce sempre di più. Ma, rispettando alcune regole fondamentali, si può vincere. Basta non sottovalutare il problema, avere il coraggio di parlarne, rivolgersi subito a medici, psicologi e psichiatri, usare i farmaci ma con moderazione, e concedersi un po’ di tempo libero, magari praticando qualche sport, ascoltando musica o, perché no, cantando in un coro. 
Perché spesso il confine tra persone “sane” e “malate” svanisce nella diffusa zona grigia della frenetica vita postindustriale. E spesso non sappiamo che il problema di fondo non è lo stress, bensì la depressione che scatena. Un tunnel da cui non esci, se non sei consapevole appieno di esservi entrato e se non hai l’aiuto giusto. Un problema di massa, il raffreddore o l’influenza dell’anima, quello cui Der Spiegel ha dedicato la sua ultima cover story.
Lo stress come male di tutti, raffreddore o influenza dell’anima. E dietro di lui, il vero motivo del malessere che spesso si nasconde dietro i primi o più diffusi sintomi. Siamo quasi al “Male oscuro” di Giuseppe Berto, pressoché mezzo secolo dopo. In molte delle società  più prospere e organizzate i casi aumentano a ritmo spaventoso. In Baviera, lo Stato più ricco della Germania, i casi di persone costrette a chiedere giorni di congedo per mali o disturbi psicologici, classificati e riconosciuti dalle casse-malattia come talmente seri da non consentire di lavorare sono aumentati del 54 per cento dal 2000 a oggi. E i disturbi psichici, che dieci anni fa erano il 24,2 per cento delle cause di concessione di pensioni d’invalidità  concesse per ridotta capacità  lavorativa, sono ora il 39,3 del totale.
Il ritmo della vita moderna – il lavoro multitasking, cioè più ruoli insieme per uno stesso dipendente, la reperibilità  costante con e-mail, cellulari, smartphone, quindi il venir meno di barriere divisorie tra lavoro e tempo libero – sono una delle cause più frequenti. E anche lo stress della competitività , l’obbligo di essere sempre più bravo e produttivo che sempre più persone provano, o infine ma non ultimo la paura di perdere il posto di lavoro. Fino a ieri ci vergognavamo di dirci depressi o stressati, oggi non più. Ma pochi pazienti sanno subito che lo stress è sintomo, la depressione può esserne motore, causa o peggio conseguenza. 
I primi sintomi che conducono alla diagnosi: quando siamo di umore depressivo, quando ci stanchiamo più presto, o quando perdiamo interesse o gioia per tutto quanto fino a ieri ci piaceva, sul lavoro o sugli affetti. Oppure se perdiamo capacità  di concentrazione e la nostra opinione su noi stessi peggiora, se sviluppiamo sensi di colpa o paura del futuro. Ma è una realtà  in movimento, composta da diversi tipi di disturbi psichici. Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi psichici (Dsm) dell’Associazione degli psichiatri americani, dopo la seconda guerra mondiale classificava “appena” 26 tipi di disturbi, oggi ne elenca ben 395, e l’anno prossimo uscirà  la sua prossima, aggiornata edizione.
Come uscirne? La depressione si cura, ma non da soli. E non affidandosi alle trappole di chi vuol far soldi col tuo stress e ti offre terapie miracolose o ferie lussuose di super-relax. Guai: non far nulla aumenta la depressione. La via d’uscita sta in un mix. Medicine antidepressive, ma lasciando scegliere e dosare al medico quelle giuste. Poi attività  fisica, un po’ di sport, quello che preferiamo, bastano tre volte alla settimana. Infine ma non ultimo, la meditazione oppure terapie di gruppo basate magari sull’apprendimento della musica o del canto. È una strada lunga e difficile, ma non impossibile, quella che può portarci a uscire infine a riveder le stelle.


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