Nicaragua: mano pesante contro la violenza sulle donne

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In sintesi, la legge stabilisce pene fino a 15 anni di reclusione in caso di aggressione fisica, sessuale, verbale e psicologica e 30 anni se il reato è quello di “femminicidio”. Questo è definito come l’atto di violenza esercitato da un uomo contro una donna, nel desiderio di ottenere potere, dominio o controllo nei confronti di quest’ultima.

Esultano le associazioni femministe e per i diritti umani in Nicaragua, ben rappresentate da quel nutrito gruppo di donne che per 3 giorni consecutivi ha marciato davanti alla sede del Parlamento. La legge rappresenta un passo importante nella storia del paese centramericano, non soltanto per i contenuti, ma anche per l’iterche ha condotto alla sua adozione. Quest’ultima é il risultato del lavoro congiunto di istituzioni e organizzazioni della società  civile. Un lavoro iniziato due anni fa con la prima proposta avanzata dai movimenti femministi di revisione della legge contro la violenza sulle donne allora in vigore. Lo scorso 24 settembre, il Movimento de Mujeres Trabajadoras y Desempleadas Maria Elena Cuadra ha consegnato nelle mani di Wilfredo Navarro Moreira, Segretario dell’Assemblea Nazionale, la bozza del progetto di legge, mettendo efficacemente in pratica l’articolo 140 della legge di Partecipazione Cittadina, che stabilisce il diritto di iniziativa dei cittadini nel processo di formazione della legge. Si tratta di un concreto esempio della fondamentale importanza della partecipazione civica al tessuto democratico e legislativo di un paese.

Tornando ai contenuti, si legge all’articolo uno: “La presente legge si pone come obiettivo quello di attuare contro la violenza che si esercita nei confronti delle donne, con il proposito di proteggere i diritti umani delle donne e garantire loro una vita libera dalla violenza, che favorisca il proprio sviluppo e benessere conformemente ai principi di uguaglianza e non discriminazione, stabilendo misure di protezione integrale per prevenire, sanzionare e radicare la violenza e fornire assistenza alle vittime, stimolando un cambio nella struttura socioculturale e patriarcale che caratterizza le relazioni di potere” .

Assieme all’inasprimento delle pene, é prevista la creazione di una Commissione nazionale inter istituzionale contro la violenza sulle donne, composta da tredici entità  pubbliche incaricate, tra le altre cose, di gestire fondi speciali a sostegno delle vittime di abusi. In aggiunta, verranno formate corti penali distrettuali specializzate sul tema. Per la costituzione di ciascuna di queste corti é stata stimata una spesa annuale di 60 mila dollari, che il governo nicaraguense spera di poter coprire anche grazie al finanziamento di organismi internazionali quali UN Women, il Fondo delle Nazioni Unite per la Parità  di Genere.

Secondo le numerose associazioni per la difesa dei diritti delle donne, la legge rappresenta un passo necessario per arginare un fenomeno, quello della violenzamachista, che ha assunto dimensioni preoccupanti: oltre 90 donne sono state assassinate nel 2011. In molti casi gli artefici degli abusi non sono stati assicurati alla giustizia.

L’ultimo rapporto di Amnesty International sullo stato dei diritti umani in Nicaragua(antecedente all’adozione della legge) riferisce di stupri e abusi sessuali nei confronti di ragazze minori di età . L’inettitudine nell’arginare il fenomeno è valso al governo un richiamo ufficiale da parte del Comitato delle Nazioni Unite per la Protezione dell’Infanzia. Sempre Amnesty ha lanciato nel 2011 la campagna “Farfalle Solidali con le Donne del Nicaragua”. Si tratta di una iniziativa di pressione rivolta al Presidente Ortega, affinché sia abrogata la legge che vieta l’aborto in qualsiasi circostanza, compresa quella di gravidanza come conseguenza di un atto di violenza sessuale.


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