Dialogo tra Israele e Palestina l’Impegno dell’Arte Diventa decisivo

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. Non è vero insomma che 22 anni di lavoro — tanto per fare un esempio — del Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente, tra i fondatori Giorgio Napolitano, presidente onoraria Rita Levi Montalcini, instancabile tessitore Janiki Cingoli) non abbiano aiutato il dialogo. Tra israeliani e palestinesi, e anche tra chi quelle vicende ha a cuore e segue. Una tesi che mi sento di sostenere grazie a un episodio di queste ore.
Il Cipmo di Milano è in grave difficoltà , i contributi delle istituzioni locali sono diminuiti di oltre il 50%. Già , la «merce» prodotta e messa sul mercato è astratta: si chiama pace, sogno, sfida. Un’esperienza unica in Europa: le prime grandi conferenze internazionali tra israeliani e palestinesi, tra l’89 e il ’93; i seminari riservati tra Likud e Fatah; decine di incontri anche segreti, convegni. Ora si rischia di chiudere, inizia una campagna (www.cipmo.org/sostienici.html), il nostro Sette se ne occupa con un articolo e qualcuno si muove, senza appiccicarsi etichette politiche, senza faziosità . Lo fa per primo Arturo Schwarz, critico d’arte, grande collezionista, mecenate e insieme — come ama definirsi — «anarchico che crede nel dialogo e nei compromessi anche dolorosi». Organizza in collaborazione con la Casa d’Aste Porro di Milano e Moretti & Vitali Editori, un evento benefico a favore della fatica e dell’impegno profusi da Cingoli & C. in questi lunghi anni. 
Ma la cosa più sorprendente è la risposta di artisti e collezionisti che finora hanno donato oltre quaranta opere: le firme vanno da Alik Cavaliere a Man Ray, Arnaldo Pomodoro, Stefano Levi Della Torre, Renzo Margonari, Ugo Nespolo, Maria Mulas, Emilio Isgrò… Alla faccia delle bandiere israeliane bruciate, dell’islamofobia, di tutti i nostri militanti da curva sud.


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