Lo spread scende a 375, Borse piatte via al fondo salva-Stati da 500 miliardi
MILANO – Giornata di cautela per i mercati finanziari, alle prese con i negoziati per il debito greco – dall’esito ancora incerto – e le parole di Ben Bernanke sull’economia («Ripresa lenta in modo frustrante, vulnerabile a shock) e i rischi generati nel Vecchio continente («L’Europa resta un rischio per le prospettive dell’economia Usa»).
Proprio ieri è stato firmato il Trattato che crea il “fondo salvastati”, o Meccanismo permanente di stabilità finanziaria (Esm). L’annuncio è stato dato direttamente dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, che ha ricordato come il Fondo diventerà operativo nel prossimo mese di luglio e avrà risorse iniziali per 500 miliardi. Una rivalutazione di tali risorse è però già programmata per i primi di marzo, quando ci sarà il prossimo vertice dei capi di Stato e di governo Ue. Nel frattempo Angela Merkel, in visita in Cina, ha strappato ai suoi interlocutori una mezza promessa a sostenere i fondi salva stati europei: l’Efsf ma anche l’Esm. «La Cina – ha spiegato il premier Wen Jintao al termine dell’incontro – sta studiando e valutando i modi, anche attraverso l’Fmi, per essere più profondamente coinvolta nella soluzione del problema europeo mediante i canali dell’Efsf-Esm».
Alla fine le Borse Ue hanno vissuto una giornata interlocutoria: Piazza Affari ha chiuso praticamente invariata, più 0,07% mentre Parigi ha chiuso a +0,27%, Francoforte a +0,59% e Londra a +0,09%. Positivo a fine giornata anche il bilancio dei titoli di Stato: dopo una partenza nervosa, che aveva portato gli spread Btp-Bund a risalire fin sopra i 398 punti, la tensione è tornata a scendere e la chiusura è stata a 375 punti (complice anche l’andamento positivo delle aste di titoli pubblici a medio-lungo termine in Francia e in Spagna). Per quanto riguarda l’Italia, sulla domanda di titoli di Stato c’è anche l’incognita-Eba. Secondo il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, il processo di ricapitalizzazione delle banche da attuarsi nel breve termine, richiesto dall’Eba, l’Authority europea, porta con sé non pochi rischi, non ultimo quello di un ingolfamento dei mercati, con evidente minaccia anche per le aste di titoli pubblici.
Su tutto continua a pesare l’incognita dei negoziati sul debito greco. Su cui i pareri non sono univoci: il presidente dell’eurogruppo, Jean-Claude Juncker ha parlato di negoziati “ultra difficili”, riferendosi alle trattative tra le banche internazionali e il governo greco. La posta è elevata perché si chiede ai privati di rinunciare a più del 70% del valore dei bond, con un taglio del valore nominale dei titoli del 50%, una cedola tra il 3,5% e il 4,5% sui nuovi titoli e più tempo per ripagare il debito. Molto più positivo invece Olli Rehn, responsabile degli Affari economici e dell’euro, secondo cui l’accordo è atteso entro il fine settimana. Ma nel frattempo è esplosa un’altra emergenza: gli ispettori Ue hanno trovato un “buco” di 15 miliardi, che né i creditori privati ancora in trattative col governo né i nuovi aiuti da 130 miliardi potranno coprire.
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