Carceri, tutti i rischi della privatizzazione
La privatizzazione delle carceri italiane può portare gravi danni, come l’esplosione del sovraffollamento, la discriminazione dei detenuti e l’aumento della violenza. Per questo bisogna cancellare la norma nel decreto sulle liberalizzazioni emanato dal governo Monti. E’ l’allarme lanciato ieri sera (31 gennaio) da Antigone, l’associazione per i diritti e garanzie nel sistema penale.
Il decreto introduce lo strumento del “project financing”, ovvero la possibilità di assegnare a privati la realizzazione di strutture carcerarie. L’organizzazione non ci sta: il trattamento penitenziario “non può essere affidato a chi ha scopo di lucro”, dice chiaramente. In questo caso si ridurrebbero anche le possibilità di ritorno anticipato in libertà : “Gli imprenditori privati hanno interesse a trattenere i detenuti, essendo per loro un guadagno”.
Un provvedimento dunque “palesemente incostituzionale”. Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, lo ha spiegato in conferenza stampa: la norma deve essere “emendata per specificare meglio quali sono le funzioni essenziali non assegnate ai privati, cioè trattamento, salute, lavoro dei detenuti e management”. Alcuni senatori, come il democratico Vincenzo Vita, si sono impegnati a presentare interrogazioni per emendare il testo.
A supporto della loro tesi c’è l’esempio del carcere di Sassari. Qui i lavori necessari sono stati affidato ad appalti privati (l’Ati Anemone Srl-Igi Spa) e “non sono mai finiti”, ricorda l’associazione. I rischi sono molti: “L’esplosione del sovraffollamento avendo i privati interesse economico ad avere carceri piene, corruzione dei giudici per tenerle piene, discriminazione dei detenuti a seconda di chi gestisce il carcere privato, esplosione della violenza e assoggettamento a lavoro forzato”.
Lo spazio per l’iniziativa privata, inoltre, già c’è nella gestione dei reclusi, in particolare nell’ambito della detenzione domiciliare.Antigone chiede di finanziare le misure alternative, investire fondi per rafforzare le norme esistenti e “cambiare le leggi che producono carcerazione eccessiva”.
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