Se un Ragazzo non vedente Smaschera la Cecità tecnologica del Sito Istat
«Smanettone» (come gran parte dei suoi coetanei) con il web, Rubano è diventato da un anno a questa parte un paladino contro l’inaccessibilità di molti siti per le persone disabili. E raccoglie segnalazioni e denunce su www.titengodocchio.it.
La realtà beffarda è che nella lista nera (o come la chiama lui, la blind list, la lista cieca) è finito anche il servizio del Censimento online dell’Istat, risultato territorio proibito ai non vedenti.
L’Istituto di statistica prevede l’accessibilità in altre parti del suo sito ma proprio in quella che è servita in questi mesi per aggiornare l’identikit della nazione non ha previsto l’utilizzo di un software che permettesse il «dialogo» con un lettore a sintesi vocale: strumento indispensabile, appunto, per i non vedenti. Alcuni esperti del settore, denuncia Rubano, hanno segnalato il problema. Ma nulla nel frattempo è cambiato.
Superata (fortunatamente) la fase del compatimento o del pietismo, la questione della disabilità in Italia si può riassumere proprio in questo infortunio da parte di una realtà che per definizione deve applicare tutte le norme della accessibilità .
In Italia i disabili sono circa 2,8 milioni, il 4,8% della popolazione (la cifra contempla le persone dai 6 anni di età in su). Non è certo una cifra irrilevante. Per questo popolo la vita quotidiana è costellata da ostacoli di ogni genere (uno per tutti, la difficoltà di muoversi sui marciapiedi delle nostre città assediati dalle auto) che di fatto si trasformano in discriminazioni, ne ledono la dignità e privano il Paese di grandi potenzialità . Eppure oggi, grazie anche alla tecnologia, tutto potrebbe essere più facile per stabilire, al di là di principi nobili e di leggi dettagliate, una sostanziale parità di trattamento.
Che cosa manca allora perché questo avvenga? Una vera svolta culturale che contrasti le insensibilità o quanto meno eviti «distrazioni» come quella dell’Istat. Il ragazzo di Lecce dimostra che questo popolo non ci sta più a essere «invisibile». Anche la sua denuncia servirà a farci crescere, tutti.
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