Fornero: sul welfare mano tesa ai sindacati

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ROMA — La riforma delle pensioni non si tocca. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non sente ragioni. «Lo so che è un intervento duro, ma non credo che si possa riaprire questa partita» ha detto parlando alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera. E aggiungendo che quello delle pensioni è «uno degli elementi che in Europa hanno considerato con maggiore attenzione e su cui hanno dato credito, come volontà  di cambiare la situazione. Tornare indietro sarebbe pericolosissimo». O almeno, ha chiarito: «Questo ministro non è disposto a tornare indietro», quasi a lasciare intendere che si tratta di una posizione propria, non necessariamente del governo. 
Ieri alcune buste con proiettili e minacce, a firma del Movimento Fronte Rivoluzionario, indirizzate a Fornero, al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e ai segretari generali di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Raffaele Bonanni, sono state intercettate nel centro meccanografico postale di Lamezia Terme.
Intanto la Camera ha licenziato il decreto Milleproroghe che salva dal riordino pensionistico i lavoratori «precoci» esodati entro il 31 dicembre 2011. La copertura è stata trovata nell’aumento delle accise sulle sigarette: 15 milioni per il 2013 e 140 milioni a decorrere dal 2014. Una soluzione resasi necessaria dopo che Fornero aveva escluso di trovare nuove risorse aumentando i contributi dei lavoratori autonomi.
Ma sono in tanti in Parlamento a pensare che quel decreto cambierà  ancora nel suo passaggio al Senato. Tra questi, l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, (Pd) che ieri è stato categorico: «La questione delle pensioni non è chiusa finché ci saranno lavoratori che si sono licenziati individualmente, esodati o soprannumerari che non hanno più il lavoro e che dovranno aspettare anche per cinque o sei anni la pensione, a causa delle nuove regole previdenziali. Oppure — ha aggiunto — finché ci saranno lavoratori con accordi di mobilità , sottoscritti anche presso il ministero del Lavoro o dello Sviluppo economico che non potranno utilizzare le vecchie regole pensionistiche, a causa della data di sottoscrizione degli stessi accordi».
Quanto ai sindacati, per il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, con il provvedimento sulle pensioni «si sono prese ingenti risorse dal sistema previdenziale per coprire buchi del bilancio pubblico che con le pensioni non hanno niente a che fare». Ieri in Parlamento il ministro, che relazionava in merito alla propria delega sulle Pari opportunità , ha fatto fugaci accenni al tavolo che si aprirà  domani al ministero con le parti sociali: «Noi lavoriamo perché ci sia un bel dialogo» ha detto. E ancora: «La riforma degli ammortizzatori sociali spero possa essere uno dei risultati della più ampia riforma del mercato del lavoro».


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Potrebbe cambiare una delle norme chiave della riforma del mercato del lavoro, quella che allunga il periodo che deve passare tra un contratto a termine e l’altro. La legge 92 Fornero prevede infatti che, di regola, debbano trascorrere almeno 60 giorni fra un contratto temporaneo e l’altro se il primo è durato meno di sei mesi, e almeno 90 giorni se invece la durata è stata superiore a sei mesi.

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I meno choosy di tutti sono i laureati in discipline umanistiche. Dopo la laurea il 67,5% di loro trova un lavoro. Di questi quasi il 40% ne accetta uno di bassa o senza nessuna qualifica professionale. Non solo. Il 70% dei laureati in discipline umanistiche svolge lavori diversi da quelli per cui ha studiato.

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