Occupazione: tutti precari, anche nelle grandi imprese

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Il tasso di turnover annuo (si passa da 270 movimenti per mille dipendenti nel 2005 a 236,2 nel 2010) testimonia un raffreddamento dovuto a una contrazione dei tassi di entrata e di uscita. Tra i «fortunati», che sono riusciti ad accedere, il contratto a tempo determinato è risultato di gran lunga quello più in voga: oltre 7 assunzioni su 10 sono, infatti, a scadenza. I picchi di contratti a termine si sono registrati nel commercio (90,1%) e nei servizi di alloggio e ristorazioni (79,9%); mentre sotto la media sono restate attività  finanziarie e assicurative (41,5%) e la fornitura di energia (44,4%). Quanto alle uscite, la causa principale di cessazione del rapporto di lavoro è rappresentata dalla scadenza del contratto, proprio a causa dall’alta incidenza di posti a tempo determinato. Si spiega così quasi un «abbandono» su due. È salita anche la percentuale di uscite incentivate, che dal 9% del 2005 passa al 12,1% del 2010. Soprattutto sono aumentati i licenziamenti, che hanno raggiunto il 7,5% (4,6%, nel 2006), con punte nella manifattura (14,3%) e nelle costruzioni (18,4%).


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44,5 milioni a spasso In Italia è precario il 46,70% dei giovani

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LAVORO/OCSE,  Nei paesi industrializzati dell’Ocse ci sono 44,5 milioni di disoccupati, 13,5 milioni in più rispetto agli anni ante-crisi. Anche se il tasso di senza lavoro è sceso di 0,6 punti dal massimo dell’8,8% toccato nell’ottobre 2009, il fatto che la ripresa si stia impantanando non è una buona notizia per le prospettive di occupazione, sottolinea l’annuale rapporto sul lavoro dell’Ocse.

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