Lega araba verso l’Accordo con l’Onu Vacilla il Trono di Bashar el Assad
Il piano sul quale si sta lavorando prevede il ritiro del presidente, la nomina di un successore appartenente alla stessa famiglia alauita, e la creazione di un governo di unità nazionale, quindi con l’opposizione sunnita.
Assad vuol resistere ma il vicolo, per l’attuale regime, è diventato cieco. Ormai la rivolta infiamma i sobborghi di Damasco e gli attori sono ormai diventati tre: Assad e il suo clan che non cede, con una parte dell’esercito e i servizi segreti; i ribelli, che stanno creando le strutture di un’opposizione organizzata; la componente delle Forze armate che si è schierata con i rivoltosi. È proprio questo gruppo il più pericoloso per il regime. I militari transfughi infatti conoscono bene forza e punti deboli del loro Paese.
L’ultima à ncora è stata, per il vertice di Damasco, la missione della Lega araba, che è fallita perché non è riuscita a ottenere alcun risultato. Gli osservatori attendono che domenica 5 febbraio vi sia una nuova decisione: se abbandonare il lavoro, o se rilanciarlo con aiuti esterni. Quanto era stato prospettato, come ipotesi estrema, all’inizio della missione, potrebbe ora materializzarsi, cioè un pieno coinvolgimento politico-diplomatico delle Nazioni Unite, con tanto di supporto tecnico agli osservatori della Lega.
Siamo ormai alla stretta finale e i fratelli arabi, un tempo pronti a sposare qualsiasi compromesso pur di non prendere una posizione netta, hanno perduto la pazienza. Assad potrebbe anche accettare di ritirarsi, ma a condizione che gli alauiti possano conservare il potere, tuttavia al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e tra i suoi membri permanenti, gli ostacoli sono assai visibili. La Russia, da sempre alleata di Assad, non accetta una risoluzione che non escluda categoricamente un coinvolgimento militare delle Nazioni Unite. È una corsa contro il tempo, mentre in Siria si continua a morire.
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