Rigore e lavoro, Ue pronta a un accordo
BRUXELLES – Rigore di bilancio, ma anche segnali per crescita e occupazione. C’è voglia d’intesa tra i Grandi d’Europa che si ritrovano oggi a Bruxelles, paralizzata da uno sciopero generale. Fonti autorevoli vicine al negoziato intravedono la possibilità di un accordo politico. Giurano che i capi di Stato e di governo, stavolta, hanno intenzione di mandare un messaggio concreto, capace di fronteggiare l’emergenza-recessione e placare i mercati. Resta aperto il caso Grecia: dopo il no alla proposta di “commissariamento” avanzata da Berlino, il premier Lucas Papademos ha incassato l’appoggio «totale» del suo governo sull’atteggiamento da tenere nei confronti di Ue e Fmi e il ministro Venizelos è partito alla volta di Bruxelles per trattare il da farsi e reclamare “rispetto”.
Sia pure senza la Gran Bretagna, i leader Ue – per l’Italia ci sarà Mario Monti – cercano l’intesa per chiudere subito almeno il cosiddetto “fiscal compact”, le nuove norme di austerità : gli official dicono che tutto è ormai pronto. Contemporaneamente le diplomazie economiche negoziano per potenziare il fondo salva-Stati – firewall, in gergo – che non è formalmente in agenda. C’è il si della Commissione, dell’Italia e da altri partner. La Germania invece ancora resiste: è disposta a rafforzarlo solo se ci sarà il via libera al nuovo Patto di bilancio. Così, anche per ragioni tecniche, connesse con la formalizzazione di questo accordo, non si esclude uno slittamento al vertice del 1 marzo.
Rigore e firewall: i due dossier sono la pre-condizione, secondo quel che si legge nell’ultima bozza conclusiva del summit «per un ritorno ad una crescita strutturale e ad una occupazione più vigorosa», visto che oggi in Europa ci sono 23 milioni di persone senza lavoro, soprattutto giovani. Bisogna che ciascun paese faccia le riforme del mercato del lavoro – in Italia, ci sono già i “tavoli” aperti – mentre a livello Ue si tratta di mettere in piedi strategie ad hoc che accelerino l’uso di fondi europei non utilizzati per aiutare le nuove generazioni e per sostenere le piccole e medie imprese.
Secondo i diplomatici che hanno accesso ai dossier, anche il solo varo del fiscal compact viene considerato un successo, indispensabile per passare poi al resto. Le nuove norme impongono la regola del pareggio di bilancio da inserire nella Costituzione con multe fino ad un massimo dello 0,1% del Pil. Il potere di denunciare alla Corte di giustizia Ue chi non rispetta i patti potrà essere esercitato sia dalla Commissione che dai firmatari dell’intesa. E c’è l’obbligo di riportare il debito verso il tetto del 60% del Pil al ritmo di un ventesimo l’anno per la parte eccedente.
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