La tassa sulla speculazione che spaventa la finanza e fa litigare le cancellerie

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La Tobin Tax, la tassa sulle rendite finanziarie, è uno dei temi più controversi del momento. E c’è da scommettere che farà  litigare anche al summit europeo di oggi a Bruxelles. Sarkozy la lancia per primo: da agosto sarà  una legge francese. Una fuga in avanti per portarsi dietro l’Europa che assomiglia tanto ad un calcio negli stinchi del britannico David Cameron, che del balzello non ne vuole sapere. Assomiglia a una battaglia personale quella tra i due leader, che dallo scontro del vertice Ue dello scorso 8 dicembre non si sono più parlati: in molti giurano che l’obiettivo di Sarkò sia quello di escludere Cameron dalle scelte europee. Se non di spingere garbatamente la Gran Bretagna fuori dall’Unione. Cameron dal canto suo cavalca la rinnovata ondata euroscettica dei conservatori britannici. E così l’ultimo mese è stato un susseguirsi di sgarbi diplomatici, quasi di dispetti, tra Downing Street e l’Eliseo.
Lo scontro Sarkozy-Cameron
Prima lo scontro al summit di dicembre, con Sarkozy che secondo i presenti ha fatto di tutto perché Cameron si chiamasse fuori dal fiscal compact (le nuove regole sul rigore che saranno approvate al vertice di oggi), un passo che ridimensiona l’influenza inglese nella Ue. Poi le schermaglie sul rating, con i francesi che prima del taglio della loro tripla “A” invitavano le agenzie a concentrarsi sulla Gran Bretagna, nazione con i conti più in disordine di quelli francesi. Gli inglesi ribattono mettendosi di traverso nei negoziati per la stesura del fiscal compact: pur essendo fuori dal nuovo patto chiedono che gli sherpa che lo negoziano non usino le sedi delle istituzioni Ue visto che essendo a 26 si tratta di un semplice accordo intergovernativo (non Ue). Pura provocazione. Replicano i francesi: non vi inviteremo come osservatori ai futuri vertici della zona euro.
Il “mostro di Lochness” 
L’Italia media. Per Monti gli inglesi devono restare saldamente in Europa, troppo prezioso il loro appoggio su mercato interno, crescita, liberalizzazioni e competitività . Per questo da dicembre fa da pontiere tra Parigi e Londra. Nello specifico Monti definisce la Tobin Tax «il mostro di Lochness», un tema che ciclicamente appare e scompare. In principio è favorevole al balzello ideato dal suo professore James Tobin, ma insiste perché venga attuata a livello europeo. Posizione simile a quella della Merkel, che si accontenterebbe anche di una sua introduzione a livello di eurozona ma che a Davos si è detta dispiaciuta per il mancato accordo globale che la renderebbe più efficace e limiterebbe le temute fughe di capitali verso le piazze extra-europee. 
L’opposizione di Cameron
Chi è contro “senza se e senza ma” è Cameron. Custode degli interessi della City e lanciato verso lidi sempre più anti-europeisti (ma la scelta di uscire dal fiscal compact non è piaciuta a molti big del mercato londinese che temono l’isolamento), Cameron definisce la Tobin Tax «pura follia». Teme che un balzello tutto europeo provocherebbe una fuga di capitali con seri danni per la prima industria nazionale. Girano numeri che parlano di un esodo verso gli Usa o l’Asia del 30% (per alcuni anche dell’80%) degli operatori. 
La proposta Ue
Non la pensa così la Commissione Ue, che a settembre ha approvato una proposta che introdurrebbe la tassa a livello continentale stimando un gettito di 57 miliardi all’anno da usare per la crescita o per tagliare i debiti pubblici. Bruxelles propone due aliquote a prescindere da perdite o guadagni (sarebbe come l’Iva). La prima dello 0,1% su azioni e obbligazioni. La seconda dello 0,01% sui derivati. Resterebbero esclusi i contratti su valute e le aste dei titoli di Stato. L’obiettivo – oltre a rilanciare il Pil Ue dello 0,5% – sarebbe quello di mettere un freno alla speculazione. Ma applicando lo 0,1 a tutte le transazioni finanziare il gettito arriverebbe, secondo stime Wto, a 620 miliardi.
Le proposte in Italia 
Anche Montecitorio lavora sulla contestassima tassa. Mercoledì sbarcano alla commissione Finanze tre ddl che propongono il balzello a livello italiano: uno del 2010 del Pd Miglioli, uno firmato da 15 onorevoli di tutti i gruppi e l’ultimo del maggio 2011 firmata da Bersani. Il range del balzello a seconda delle proposte varia dallo 0,05% allo 0,1%.


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