Caos risarcimenti, Costa rischia 700 milioni

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GROSSETO – È partita ieri alle dieci di mattina, e non si concluderà  prima di questa notte, la trattativa per i risarcimenti dei 3.206 passeggeri della Costa Concordia naufragata. Si svolge nei locali romani della Confindustria, fra i legali dell’armatore e dodici associazioni consumatori, dalle quali si è sfilato subito il Codacons. Si parla di passeggeri tratti in salvo.E resta fuori ogni ragionamento economico su deceduti e feriti. I consumatori uniti chiedono fra i 14 e i 15mila euro: in questa cifra sono compresi il prezzo del biglietto, le spese sostenute a bordo, le perdite dei beni individuali e il riconoscimento dei danni esistenziali. La Costa ha offerto 8-9.000 euro. Nell’accordo si dovrebbe prevedere anche il “no penalties” per le 1.200 persone che all’ultimo momento hanno annullato la partecipazione alla crociera nel Mediterraneo. La discussioneè serrata, ma Costa Crociere, nel tentativo di non peggiorare un’immagine già  compromessa, ha aperto alle ragioni dei consumatori. L’azienda teme che sul concetto di “danno esistenziale” possano aprirsi nuovi contenziosi economicamente onerosi. L’esborso totale per gli armatori potrebbe collocarsi fra i 45-48 milioni di euro. E ogni passeggero potrà  aderirvi o scegliere altre azioni. L’avvocato Giulia Buongiorno, deputato Fli, ha radunato (per esempio) 50 persone per una denuncia collettiva. Quattro famiglie piemontesi si sono rivolte a uno studio legale di Livorno. Si annunciano class action dagli Stati Uniti e sulla vicenda siè appalesato lo studio legale Eaves, che già  tutelò le vittime del Cermis. Il ministero della giustizia francese ha annunciato che sarà  la Corte di Parigi a occuparsi delle singole azioni legali intentate dai cittadini transalpini: erano 462 i francesi a bordo della nave.

Gli statunitensi della Carnival, azionisti di riferimento di Costa crociere, avevano ipotizzato in 85-95 milioni di dollari l’impatto immediato del disastro sul bilancio (mancati guadagni futuri della “Concordia”) con la possibilità  di una perdita da 200 milioni di dollari (10% degli utili) sul lungo periodo.

Ma a queste cifre bisognerà  aggiungere il costo della nave (450 milioni, rischia la demolizione), i risarcimenti appunto e le spese affrontate dallo Stato italiano per gestire l’emergenza (fin qui 5 milioni). Risultato: siamo sui 700 milioni di euro globali.


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