Cantone: «Il nodo delle pensioni resta aperto Monti riapra il tavolo che ci aveva dato Prodi»

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«Il governo Monti parlando di equità  aveva creato grandi aspettative. Ma noi questa equità  non l’abbiamo ancora vista». Carla Cantone, segretaria dello Spi Cgil, parla a nome dei pensionati, categoria non certo favorita – almeno fino a questo momento – dall’esecutivo. «Ora chiediamo un tavolo, perché riteniamo la partita delle pensioni non conclusa. Per noi è ancora aperta».
Un tavolo, per parlare di cosa?
Innanzitutto di tutela del reddito. Che si può ottenere attraverso vari metodi, ad esempio con la leva fiscale. Ma soprattutto si deve riaprire la discussione sulla rivalutazione delle pensioni, dato che Monti per fare cassa l’ha limitata per il 2012 e 2013 a quelle sotto i 1440 euro lordi, cioè 1130 netti. Si deve parlare poi degli stessi criteri della rivalutazione, dato che quelli attuali garantiscono solo un parziale recupero. Infine, c’è sempre il tema dell’estensione della quattordicesima.
Vediamo il primo punto, le rivalutazioni. Quindi i 1440 euro lordi ottenuti dalla Cgil e dal centrosinistra non vi bastano? Quell’asticella si deve alzare ancora di più?
Noi diciamo fino a coprire almeno le pensioni medie. Per capirci, bisogna rivalutarle da 2000 euro lordi in giù. Consideriamo che il danno per una pensione intorno ai 1300-1500 euro è di circa 300 euro annui, cifra che non verrà  mai più recuperata per tutta la vita.
Secondo punto: cosa non va negli attuali criteri generali della rivalutazione? 
Il modello vigente non garantisce la tutela al 100% rispetto al costo della vita: basti pensare che i pensionati negli ultimi 15 anni hanno perso il 30% del loro potere di acquisto. Avevamo ottenuto un tavolo da Prodi nel 2007, poi tutto è morto con il governo Berlusconi. 
Infine, la quattordicesima.
Anche quello era stato un tema riaperto con Prodi, ma poi caduto nel silenzio, come tutti gli altri, all’arrivo di Berlusconi. Oggi riceve la quattordicesima una piccolissima parte dei pensionati, quelli che arrivano fino a 750 euro lordi. Vorremmo l’estensione perlomeno a tutte le fasce medio-basse. Magari sono partite che non potremo aprire immediatamente, ma si fissino almeno tempi e modi.
È soprattutto un problema di risorse, no? 
Per reperirle basta una seria patrimoniale.
Nel milleproroghe è riemersa anche la tremontiana «social card». Ne siete contenti?
Assolutamente no. Ritorna la visione caritatevole del governo Berlusconi, mentre non si finanziano i capitoli veramente seri. Più che pensare alla social card, intervengano sui redditi con la leva fiscale, o con l’allargamento dell’indicizzazione. Oppure, aggiungo, qualificando il welfare, evitando i ticket e migliorando assistenza e sanità . Sarebbe fondamentale ad esempio rendere efficienti e veramente umane le case di riposo, visti gli episodi tristi avvenuti di recente. Oltretutto, il welfare sarebbe uno straordinario volano di crescita.
Lo Spi cioè avanza un’idea per il piano «Crescitalia» e la «fase due» del governo? 
Certamente. Oggi al tavolo sul mercato del lavoro è seduta anche la Cgil, e c’è una piattaforma unitaria. Lo sviluppo non si crea soltanto con l’industria, ma anche con il welfare. Crea posti di lavoro, ed è doppiamente benefico per gli utenti: per i servizi che offre e perché lascia più reddito nelle loro tasche. Il che vuol dire poi maggiore propensione ad acquistare. Lasciamo perdere insomma l’articolo 18, o i tagli alla cig: cosa c’entrano con la creazione di nuova occupazione? Più welfare sarebbe anche rifinanziare il Fondo per i non autosufficienti, soppresso dal governo Berlusconi. Sono soldi che arriverebbero alle regioni: cioè più servizi e possibili nuovi occupati. 
State pensando a mobilitarvi?
Unitariamente stiamo tenendo assemblee nelle leghe e nei territori. Restando disponibili, ovviamente, alle iniziative confederali.
L’11 febbraio sarete in piazza con la Fiom?
Lo Spi ha sempre dato un grande contributo a tutte le mobilitazioni, sia confederali che delle categorie. Quindi ci saremo anche l’11.


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