Il premier scozzese avvia la secessione

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EDIMBURGO — Il futuro della Scozia è nelle mani dei quattordicenni. Lo strappo con l’Inghilterra lo decideranno loro: oggi poco più che bambini, nel 2014 elettori con pieni diritti e ago della bilancia di un appuntamento che Londra comincia a guardare con sospetto. E se gli scozzesi fra due anni se ne andassero per davvero? Alex Salmond, leader dello Scottish National Party, primo ministro della Scozia che gode dei poteri devoluti e concessi nel 1998 ma non indipendente, gioca la partita della sua vita. E della storia. Lo aveva promesso e aveva vinto nel maggio 2011 le elezioni: vogliamo essere una nazione con uno Stato, con una moneta, con un esercito, con una politica estera tutti distinti da quelli del Regno Unito, amici e vicini che si vogliono bene ma due case separate. È il momento di tenere fede agli impegni.
Il giorno è solenne per annunciare che il referendum ci sarà  e che nell’autunno 2014 cinque milioni e 200 mila scozzesi decideranno se dire addio oppure no a Londra. Il «Cuore Impavido», il Braveheart elegante in giacca e cravatta, sceglie il 253° anniversario della nascita del poeta Robert Burns, il «Bardo», l’eroe della letteratura nazionale, per presentarsi al parlamento di Edimburgo, in maggioranza controllato dal suo partito, e dare il via alle danze e alle cornamuse: la proposta di legge è agli atti e serviranno parecchi mesi per approvarla ma non ci saranno intoppi (Londra ha messo in conto la consultazione), il quesito è stato scelto e, salvo aggiustamenti, sarà : «Siete d’accordo che la Scozia sia indipendente?». Al momento l’esito sembra negativissimo per i secessionisti. I sondaggi danno un plotone dominante di favorevoli a una forte autonomia da Londra ma sfavorevole all’indipendenza (55 per cento). Gli incerti sono tantissimi e su quelli punta Alex Salmond che vanta dalla sua un 35 per cento non sufficiente a sfondare. Allora dal cassetto il pacifico Salmond tira fuori l’asso: «Se i sedicenni sono chiamati a prestare servizio militare, se i sedicenni possono lavorare e pagare le tasse allora i sedicenni possono anche votare». I sedicenni del 2014 sono i quattordicenni di oggi, una riserva di consensi da coltivare. «Sono abituato alle sfide, prima di conquistare la maggioranza alle elezioni politiche scozzesi mi davano del pazzo». Con un bel po’ di tempo davanti (Londra avrebbe preferito regolare i conti subito) e con la carta degli adolescenti promossi elettori Salmond non è spacciato. 
«Il nostro futuro, le nostre risorse e il nostro successo devono essere nelle nostre mani», proclama il numero uno degli indipendentisti. Lui vede già  la Scozia come nuovo membro dell’Unione Europea («di una forte Europa»), vede la Scozia «denuclearizzata», vede la Scozia «padrona della sue ricchezze», a cominciare (ovvio) dalla Royal Bank of Scotland. Addio, dunque, all’atto di unione del 1707. Ha contro la regina (che però resterebbe «capo di Stato» della Scozia liberata), i conservatori e i laburisti. Ma ha arruolato per la battaglia il primo 007, Sean Connery, e il regista Ken Loach.


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