Fisco più facile con un decreto
ROMA — Dopo le liberalizzazioni e il decreto antiburocrazia che sarà approvato venerdì, il governo è pronto a varare un nuovo pacchetto di misure che si annuncia assai corposo, per agevolare i cittadini nel rapporto con il Fisco. Il decreto per la semplificazione tributaria sarà a saldo zero, quindi senza impatto sul bilancio, e arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri la prossima settimana.
Ci saranno norme «procedurali» che riguarderanno sia le dichiarazioni dei redditi che la riscossione, ma in realtà il pacchetto sarà solo un antipasto della vera rivoluzione che arriverà con la delega fiscale, con il previsto sfoltimento delle detrazioni. «Mi piacerebbe arrivare a una dichiarazione dei redditi per le persone fisiche di due paginette, non di 140 come oggi», ha detto ieri il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera.
OPERAZIONE FISCO AMICO
Anche per fronteggiare il malcontento sulla riscossione delle tasse, il governo Monti è dunque pronto a lanciare un’operazione di recupero del rapporto tra il cittadino e il Fisco. Il decreto con i primi interventi, messi a punto dal sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, è quasi pronto, serve solo un’ultima scrematura delle norme che vi saranno inserite, molte delle quali maturate dai suggerimenti dei commercialisti, e tutte tese ad alleviare gli adempimenti dei contribuenti. Pagare le tasse non è piacevole, perderci pure tempo lo è ancora di meno. Rendere meno complicata la vita ai contribuenti è essenziale, anche in vista del passo successivo dell’operazione, da cui sarà determinata la vera svolta nei rapporti tra il Fisco e i contribuenti, la delega per la riforma fiscale che il governo intende esercitare a primavera.
VERSO UN NUOVO TESTO UNICO
Nel bilancio 2012 bisogna tagliare 4 miliardi, più altri 16 dal 2013, quindi 20 miliardi strutturali da lì in poi, attraverso la riforma dell’assistenza e la riduzione degli sconti fiscali, altrimenti per far quadrare i conti bisognerà aumentare l’Iva. Per fare cassa bisognerà sfoltire la giungla delle detrazioni fiscali e questa sarà l’occasione di fare pulizia, tanto che l’amministrazione fiscale già ragiona su un nuovo Testo unico delle norme tributarie. Molti regimi di favore (sono 720, costano 250 miliardi l’anno e l’anno scorso li ha censiti, da esperto esterno, proprio l’attuale sottosegretario Ceriani), verranno eliminati. Il risparmio servirà a ridurre il deficit e, nella misura in cui Monti vorrà affondare la lama, alla riduzione delle aliquote di prelievo sui redditi. Meno sconti fiscali, più soldi in tasca. E dichiarazioni meno complicate da fare. «Semplificare vuol dire anche rendere più difficile ed evidente l’evasione, ed è essenziale in un sistema fiscale nato quarant’anni fa, fatto da decine di migliaia di articoli di legge approvati o per necessità di gettito o di lobby» ha detto ieri Befera, intervenendo a un convegno organizzato dalSole 24 Ore, a sottolineare come il problema di fondo resti quello dell’infedeltà fiscale. «L’evasione costa 120 miliardi di euro l’anno e se l’Italia era sull’orlo del baratro dipende anche da questo. L’attività di contrasto per tanti anni non è stata al centro dell’attenzione».
FRUTTI CONDIVISI
«Ora è stata rafforzata», ha detto Befera facendo anche riferimento all’operazione di Cortina, «e si sta modificando il consenso», non più verso i furbetti, ma verso chi li stana. «Nel 2011 abbiamo ottenuto grandi risultati nella lotta all’evasione. Finora quello che è stato recuperato è servito a salvare il Paese, e a pareggiare i conti. Ma non può essere usato solo per questo: si può ragionare in futuro sulla destinazione dei frutti della lotta all’evasione alle categorie più deboli o alla riduzione delle aliquote», ha detto Befera. Anche la restituzione aiuterebbe «a recuperare un rapporto positivo tra Fisco e contribuenti».
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