Via alla riforma senza risorse

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Un nuovo coniglio dal cappello di Monti: il governo punta a ridimensionare la cassa integrazione, limitandola alla sola ordinaria e per un solo anno, e riservandola unicamente alle imprese che hanno buone possibilità  di riprendere il lavoro. La proposta choc (tantopiù in un momento di crisi per centinaia di aziende in Italia) è venuta dal tavolo aperto ieri dallo stesso premier Mario Monti con imprese e sindacati. Un’idea subito respinta, con nettezza, dalla Cgil. Non si sarebbe parlato per ora di articolo 18 – anche se il tema resta sempre sospeso sulla testa dei lavoratori – nè del «contratto unico» (cioè con il licenziamento possibile nei primi tre anni), caro alla ministra Elsa Fornero. Anzi, la titolare del Lavoro ha detto che il tavolo si dovrebbe limitare a un massimo di 3 o 4 settimane, e che di contratto unico al limite si parlerà  soltanto alla fine. 
Era già  stato Monti, in apertura dell’incontro, ad annunciare che il governo non procederà  per decreto, ma che si dovrà  lavorare «con tempi non lunghi» (appunto un mese, ha chiarito poi Fornero). «Spero che si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo all’articolo 18 – ha poi aggiunto il presidente del consiglio – Servono buone soluzioni strutturali». «Voi forze produttive avete il mondo dove competere – ha infine concluso – Noi, come governo, agiamo in Italia e abbiamo un lavoro non facilissimo da condurre in Europa». 
Monti ha poi lasciato il tavolo a un pool di ministri e vice competenti: Fornero con il viceministro al Lavoro Michel Martone, il responsabile dello Sviluppo Corrado Passera, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà , il viceministro all’Economia Vittorio Grilli. La ministra Fornero ha esposto il piano dell’esecutivo, diviso in 5 capitoli: tipologie contrattuali; formazione e apprendistato; flessibilità ; ammortizzatori sociali; servizi per il lavoro. «È una riforma ambiziosa – ha detto – ma non c’è alcuna pretesa di farla senza un largo consenso». L’obiettivo, ha poi aggiunto la ministra, è quello «di ridurre le tipologie contrattuali superando il dualismo del mercato del lavoro». Si è anche parlato di ammortizzatori e reddito minimo, ma deludendo chi si aspettava grandi news. 
Il fatto è che le risorse mancano: il reddito minimo secondo Fornero «richiede risorse ora non individuabili»: «Per ragioni di bilancio potrebbe essere già  individuato in questa riforma ma, per le stesse ragioni, l’applicazione normativa potrebbe essere dilazionata». Dunque, per il momento, un bel pugno di mosche. Si prevederebbe poi un sistema di ammortizzatori su due pilastri: uno di assistenza nei momenti in cui c’è meno lavoro, e uno risarcitorio quando si perde il posto. Ma è sul primo che l’esecutivo punta a una vera e propria stretta. 
Come già  detto, si prevederebbe un uso limitatissimo della cassa integrazione: solo quella ordinaria, e soltanto nei casi in cui si possa rapidamente riprendere il lavoro; il che vorrebbe dire, dato che si prevederebbe di mettere in soffitta la cassa straordinaria e quella in deroga, un sistema di ammortizzatori con la conservazione del posto limitata soltanto a 52 settimane. Oggi, in alcuni settori e condizioni, tra tutte le tipologie previste, è possibile invece conservare il proprio posto di lavoro anche per tre-quattro anni (esclusa la mobilità , che si attiva a licenziamento già  avvenuto). 
Il documento del governo prevede anche che il lavoro flessibile dovrà  costare di più mentre la conversione da contratto a tempo determinato a indeterminato verrebbe favorita con la graduazione degli sgravi contributivi anche in rapporto alla formazione svolta; il contratto non sarà  più uguale per tutti, ma «si dovrà  evolvere con l’età  dei lavoratori». 
Un’altra particolarità  riguarda il fatto che vengono banditi i tavoli tematici di trattativa tradizionali: l’aggiornamento del negoziato avverrà  via mail, con gruppi di lavoro «informatici». Ieri comunque Fornero non ha voluto consegnare alle parti il documento del governo: lo farà  la settimana prossima, dopo averlo corretto in base alle osservazioni sentite ieri.
Il testo dell’esecutivo non viene ritenuto dalla Cgil base del confronto: «Sono linee guida non condivise – ha spiegato Susanna Camusso uscendo dall’incontro – Le parti sociali sono tutte d’accordo sul fatto che non si può superare la cassa integrazione straordinaria». «Per noi si parte dall’agenda dei tavoli e non da contenuti già  predeterminati», ha poi aggiunto, facendo capire che insomma il confronto c’è, ma parte da zero. Più aperturista Raffaele Bonanni, della Cisl, che chiede al governo di «non procedere con colpi di mano». Per la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, le imprese sono «disponibili a ragionare su cassa e indennità  di licenziamento, ma per ora siamo davanti a una grande crisi e non si può procedere a grandi cambiamenti».


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