Palazzo Chigi, capi sotto esame “Tagliate la metà dei consulenti”
ROMA – La “dieta Monti” colpisce anche Palazzo Chigi, per anni rimasto al riparo dalle sforbiciate decise nelle manovre e rifugio dorato per centinaia di impiegati “comandati” da altre amministrazioni. L’ordine del premier a tutti i 24 capi dipartimento di «diretta collaborazione» è stato infatti drastico: «Avete due mesi di tempo per tagliare il 50% dei consulenti esterni». Un colpo di scure netto alle consulenze d’oro, che fino al 31 dicembre erano oltre cento, primo passo di quella «spending review» avviata nei giorni scorsi che dovrebbe prendere corpo in un’imminente direttiva del premier su quanto, come e dove spendere. E dove invece, ovviamente, «tagliare».
Sono giorni di grande tensione negli uffici di piazza Colonna della Presidenza del Consiglio e non solo per la pletora di consulenti pagati a caro prezzo. Proprio mentre preparava il decreto “Cresci-Italia” Monti ha infatti avviato un’altra operazione, di ripulitura dei propri uffici. Senza darne pubblicità , ha convocato uno a uno tutti i capi dei dipartimenti e ha iniziato l’esame diretto dei dirigenti. «Berlusconi – riferisce un funzionario del palazzo – nemmeno li conosceva, delegava tutto a Gianni Letta. Ora Monti vuole vedere in faccia chi lavora per lui». Così, con discrezione, i 24 potenti capi dipartimento sono stati convocati nell’ufficio del premier e si sono trovati di fronte una commissione esaminatrice: oltre a Monti, il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà e il segretario generale Manlio Strano. Le domande del professor Monti e dei suoi assistenti? Molte, cominciando da quali progetti sono in cantiere a (soprattutto) quanto ciascun dirigente intende risparmiare rispetto al 2011 e come. Con una pesante ipoteca. In caso di bocciatura Monti, in base alla legge sullo spoil system, potrebbe infatti rimuovere il capo ufficio ritenuto «unfit», inadeguato a ricoprire quel ruolo. Arrivando persino a chiudere e accorpare qualche dipartimento. Ed è proprio questa la strada che, stando agli spifferi del palazzo, il premier sembra voler adottare. Gli “esami” dei 24 capi dipartimento si concluderanno questa settimana, al ritorno di Monti da Bruxelles. E intanto la presidenza del Consiglio nei giorni scorsi ha tenuto a precisare che il bilancio 2012 prevede una riduzione di circa 270 milioni rispetto al precedente. Difficile comunque fare peggio della gestione Berlusconi. Dato che, secondo le tabelle Istat contenute nell’annuario statistico, i dipendenti della presidenza tra il 2009 e il 2010 hanno percepito il maggior rialzo di stipendio, vedendo aumentare le loro retribuzioni del 15,2%.
Ma Palazzo Chigi non è l’unico centro di potere che sta per essere rivoluzionato. Rumori si avvertono anche all’Economia, dove sembra che stia per finire l’era dell’onnipotente Vincenzo Fortunato, il cardinal Richeliu di Tremonti, l’uomo contro cui si sono scontrati (invano) decine di ministri di spesa. Al tempo si diceva che «Tremonti regna ma è Fortunato che governa». Il fatto è che il viceministro Vittorio Grilli, astro nascente del governo (si parla di una sua imminente nomina a ministro dopo l’interim di Monti) sembra sia ormai ai ferri corti con il capo gabinetto. E, tra i due, a soccombere sarà proprio Fortunato, che dal 2001 siede inamovibile sulla stessa poltrona.
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