Finlandia, in testa il candidato amico della Ue

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BRUXELLES — Starà  in mezzo alla tempesta, la barca dell’euro: ma almeno per ora, i finlandesi non vogliono scenderne. È questo il risultato delle elezioni presidenziali a Helsinki: perché il candidato sicuramente europeista, il conservatore Sauli Niinistà¶, l’uomo che da ministro delle Finanze pilotò l’ingresso della Finlandia nell’euro, è in testa con il 37% delle preferenze mentre il più euroscettico di tutti, il nazionalista Timo Soini del partito dei «Veri finlandesi» che da anni fustiga le istituzioni di Bruxelles, non raggiunge il 10% (9,4%). Per Niinistචnon è però una vittoria conclamata: andrà  al ballottaggio il prossimo 5 febbraio con il verde Pekka Haavisto, favoritissimo in tutti i sondaggi e popolare anche perché è stato il primo candidato finlandese a dichiararsi pubblicamente gay. Haavisto con il 18,8% dei consensi si è piazzato davanti di poco al centrista pure euroscettico, Paavo Và¤yrynen fermo al 17,5%.
Il presidente finlandese (oggi il posto spetta alla popolarissima socialdemocratica Tarja Halonen, già  eletta per due mandati) ha poteri quasi puramente rappresentativi, se non nel campo della diplomazia e della difesa. Ma quest’ultimo risultato elettorale è ugualmente importante sul piano nazionale e internazionale per vari motivi: perché questa sera, a Bruxelles, rafforzerà  la posizione della Finlandia al tavolo dell’Eurogruppo, il vertice dei ministri finanziari dell’Eurozona. E perché la stessa Finlandia, da nazione apparentemente «minore» all’epoca del suo approdo all’euro, ne è diventata uno dei pilastri, e fra i pilastri più vicini alla forte Germania: è infatti uno dei quattro soli Paesi, sui 17 dell’Eurozona, che abbiano conservato la valutazione della tripla A attribuita dalle agenzie di rating, certificandosi perciò come economia solida e affidabile. Nel nuovo progetto di «patto di bilancio» o unione fiscale a 26 Paesi, plasmato da Angela Merkel intorno ai dogmi del rigore, la Finlandia è senz’altro una delle pietre angolari. E proprio per questa sua posizione, forse, Helsinki ha vissuto con difficoltà  le trattative sul debito della Grecia, come del resto la Germania o l’Olanda: che un Paese «formica» debba svenarsi per aiutarne un altro «cicala», e sorridere nel contempo, è probabilmente un concetto difficile da digerire.
Durante la sua campagna elettorale, Sauli Niinistචnon ha comunque mai lasciato dubbi. Ribadendo a ogni pié sospinto il legame fra la buona salute dell’economia finnica e le esportazioni nell’area dell’euro. O ricordando, quasi in ogni discorso: «La Finlandia si è costruita una posizione nel mondo grazie alla sua appartenenza all’Unione Europea e all’Eurozona». Invece il nazionalista Timo Soini, memore delle ultime elezioni politiche in cui strappò un quinto dei voti sparlando dell’Europa, ha suonato le campane opposte. E così il centrista Paavo Và¤yrynen, dichiarando per esempio che la Finlandia nell’Eurozona «si trova in pessima compagnia». Ma evidentemente, è proprio in quella compagnia che il suo popolo preferisce restare, almeno per oggi.


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