Italia: il Movimento Nonviolento festeggia i suoi primi 50 anni
“Celebreremo il passato e organizzeremo il futuro” assicurano gli organizzatori che aspettano “le persone, le associazioni, i gruppi, i movimenti dei più diversi ambienti culturali, politici, artistici, religiosi, intellettuali, tesi versol’orizzonte nonviolento, che in questi cinque decenni hanno conosciuto, collaborato, condiviso, sostenuto il nostro Movimento e gli vogliono bene”.
Quella in corso a Verona non è però solo la celebrazione e l’analisi storica dei primi 50 anni del Movimento Nonviolento, ma un momento di riflessione che vorrebbe partire dall’eredita lasciata dalle centinaia di migliaia di persone che hanno partecipato alla cinquantesima Marcia per la pace Perugia-Assisi, per rilanciare la campagna per il disarmo e contro l’acquisto dei cacciabombardieri F35. “Il 25 settembre 2011 abbiamo camminato insieme da Perugia ad Assisi, per la pace e la fratellanza dei popoli, lungo la strada ideale e concreta tracciata da Aldo Capitini – ha spiegato il presidente del Movimento Nonviolento Mao Valpiana – Eravamo in tanti, con le bandiere arcobaleno, con i nostri cartelli e al termine di quella bella giornata ci siamo lasciati alla Rocca di Assisi con la consapevolezza comune che la vera marcia sarebbe cominciata dal giorno dopo: ognuno, tornato alla propria casa, ha dovuto misurarsi con l’impegno di realizzare il programma politico nonviolento, ripudiare la guerra. Ognuno è stato chiamato a fare proprio il disarmo, a spezzare il proprio fucile”.
Per il Movimento Nonviolento la Marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 prosegue, quindi, idealmente a Verona e per Valpiana “Passa necessariamente dal disarmo”. “Dobbiamo unire le forze, come singoli e come associazioni, per una comune campagna contro le spese militari, che sono lo strumento decisivo per le future guerre. Possiamo fare un nuovo passo insieme adesso, in occasione della Festa per i 50 anni del Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini a Perugia nel 1962, dopo la prima Marcia” ha concluso Valpiana invitando tutti i partecipanti a “dare un contributo importante alla campagna in atto contro l’acquisto dei 131 cacciabombardieri F35”.
Raffaella Mendolia e Pasquale Pugliese segretari del Movimento, invitano a puntare in alto: “Non ci accontentiamo di ridurre il programma di armamento F35 di qualche decina di veivoli, di fare un taglio simbolico. Vogliamo che l’intera spesa di 15 miliardi del programma Joint Strike Fighter sia annullata. L’opzione zero sarebbe il migliore regalo per il cinquantesimo compleanno del Movimento Nonviolento” e per fare questo, sostiene la Rete Italiana per il Disarmo che domani con Massimo Paolicelli sarà alla festa, “bisogna aprire un dibattito senza confondere l’opinione pubblica”.
Un esempio su tutti è stata la puntata di “In mezz’ora” su RaiTre in cui il Ministro Di Paola è stato ospite la settimana scorsa di Lucia Annunziata. Il Ministro nel corso della trasmissione si è limitato a fornire le cifre che in Bilancio sono assegnate alla sola Funzione Difesa. “È facile in questo modo cercare di dimostrare che siamo una cenerentola europea nelle spese militari – ha spiegato la Rete – poiché vengono sottaciuti molti fondi che vanno a vantaggio della Difesa, ma sono sono allocati altrove come quelli per i sistemi d’arma destinati al Ministero dello Sviluppo Economico (1.673 milioni di euro per il 2012) e le Missioni all’estero nel portafogli del Ministero dell’Economia e delle Finanze (1.400 milioni di euro per il 2012)”.
Una preoccupazione anche per la Tavole della pace che con Fabio Lotti ha commentato “Ormai è chiaro. I militari che oggi sono direttamente al governo non solo nella Corea del Nord, in Egitto, in Birmania,… ma anche in Italia non vogliono discussioni. Sono arrabbiati perché non hanno in bilancio tutti i soldi che vorrebbero e non riescono a sopportare che ci sia qualcuno diverso da loro che decida come debbano essere spesi. Per questo, mercoledì mattina, in Commissione Difesa, hanno invitato i senatori ad occuparsi d’altro fino a che lo Stato Maggiore della Difesa non avrà elaborato la sua proposta. Come a dire: ridefinire il modello di difesa è compito nostro. A voi spetterà solo di dire si o no”.
Come è possibile, allora, affrontare seriamente questo discorso senza la voce di chi da anni sottolinea incongruenze ed opacità ? Forse una soluzione a Verona sarà possibile ascoltarla da Gerry Condon il rappresentante dei Veterani per la pace, già obiettore alla guerra del Vietnam, impegnato oggi a coordinare negli Stati Uniti i soldati critici con gli interventi in Iraq e Afghanistan. “Condon – assicurano gli organizzatori – Porterà la testimonianza di come i soldati diventano Obiettori di coscienza e di come gli attivisti per la pace possono dare loro supporto. Racconterà del lavoro dei pacifisti americani contro la continuazione dell’occupazione dell’Afghanistan da parte della Nato, contro il concetto di intervento umanitario, e contro la presenza delle basi militari americane in Europa, inclusa quella di Vicenza”.
Ma Condon non sarà l’unico ospite internazionale. A Verona in queste ore è atteso Sam Biesemans coordinatore dell’Ufficio Europeo per l’Obiezione di Coscienza (Beoc) con sede a Bruxelles che mantiene monitorata la situazione degli obiettori e delle varie legislazioni in tutti i paesi europei, e sostiene gli obiettori di coscienza che subiscono discriminazioni o processi negli stati comunitari e non.
Un impegno importante per il Movimento Nonviolento che è la sezione italiana della War Resisters International, l’Internazionale dei resistenti alla guerra con sede a Londra.
Anche per questo “a Verona tra oggi e domani ci aspettiamo molta gente. Camminare con gli altri è meglio che camminare da soli: si va più lontano e con meno fatica” hanno concluso gli organizzatori. Il plurale di tu, diceva Capitini, non è noi (che esclude voi ed essi), ma tutti. L’invito ai primi 50 anni del Movimento Nonviolento, dunque, è rivolto a “tu-tutti”.
Related Articles
ISTAT.Occupazione cresce nel 2005 ma grazie a emersione e precariato
NULL (La Repubblica, MERCOLEDÌ, 22 MARZO 2006, Pagina 40 – Economia) Il bilancio dell´anno evidenzia un forte aumento delle regolarizzazioni
I dati del Miur: 44 per cento edifici ha 30-50 anni, il 4 per cento più di 100 anni
Roma – Gli edifici scolastici italiani soffrono della stessa malattia del corpo docente: sono vecchi. Il 4% (1.517 plessi) ha oltre 100 anni, essendo stato costruito prima del 1900. Mentre il 44% (15.872 strutture) ha un’eta’ variabile fra i trenta e gli oltre cinquanta anni. Con anni di costruzione che vanno dal 1961 al 1980. Gli edifici piu’ nuovi, quelli costruiti dopo l’80, sono 9.067 (il 25%). È quanto emerge dai primi dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica che il ministero ha deciso di pubblicare, dopo anni di attesa, lo scorso settembre.