i Veri Conti delle Liberalizzazioni
ROMA — Ma alla fine con le liberalizzazioni quanto risparmieremo davvero nella vita di tutti i giorni? È l’unica voce sulla quale non c’è una previsione ufficiale, non sarebbe nemmeno serio perché mille sono i granelli di sabbia che possono infilarsi tra gli ingranaggi della fase due. Ma nel comunicato del Consiglio dei ministri si parla di «sensibile riduzione dei prezzi» e di «vantaggi evidenti per i consumatori». Andrà veramente così? A tentare una risposta in questi giorni sono state proprio le associazioni dei consumatori. Alla vigilia dell’approvazione in Consiglio dei ministri era stata l’Adiconsum a parlare di un risparmio di 1.800 euro a famiglia, tagliando la sua ipotesi su una fascia alta, nucleo di quattro persone che vive in una grande città , reddito di 80 mila euro lordi l’anno. Adesso sono altre due associazioni ad armarsi di pazienza e calcolatrice, Adusbef e Federconsumatori. Le loro tabelle sono costruite sulla famiglia media secondo l’Istat: due persone e mezzo, che suona male ma è così, spesa annua di 29 mila euro e spiccioli. E fanno un passo in più perché stimano il risparmio possibile non per la famiglia ma per la singola persona. In questi due giorni il testo del governo è cambiato, le frenate sono state parecchie ma il conto finale non è poi così diverso. Dicono Adusbef e Federconsumatori che la lenzuolata di Monti ci farà risparmiare in media 414 euro l’anno a testa. In realtà se il microfono si sposta dal consumatore ad altre categorie l’entusiasmo evapora subito. E non solo perché si tratta della stessa somma che perderà con l’Imu chi ha una casa di 80 metri in una zona così così di una grande città . Per capire: l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che rappresenta gli artigiani e le piccole imprese di quella parte del Nord Est, ha calcolato quanto spendiamo in media ogni anno in tutti i settori attaccati dal «disarmo multilaterale». Ed è venuto fuori che tra benzina, assicurazioni, bollette, piccoli acquisti e tutto il resto vanno via poco meno di 4.500 euro l’anno. Davvero possibile salvare da quella torta una fettona da 400 euro a testa?
Adusbef e Federconsumatori i conti li hanno fatti con attenzione. Per i carburanti il risparmio sarebbe di 58 euro l’anno, e prima delle ultime aperture ai benzinai erano più del doppio. Per le professioni gli euro sono 92, per il commercio 82. Delle farmacie si è tanto discusso ma alla fine non è cambiato nulla per i medicinali di fascia C, quelli che pesano di più sul portafoglio perché tutti a carico del paziente. E infatti non restano che pochi spiccioli, 18 euro l’anno. Altri 53 dovrebbero arrivare dalle assicurazioni, soprattutto grazie alla diffusione sulle auto della scatola nera che pure al momento non ha dato risultati clamorosi sulla riduzione delle tariffe. E la lista continua ancora. Ci dovrebbero essere 23 euro sui trasporti se le gare per bus e tram, peraltro previste dalle norme europee, riusciranno a garantire davvero più efficienza. E altri 23 per i taxi, una delle voci più discutibili per il suo reale impatto sulla vita di tutti i giorni. Non solo perché il problema riguarda unicamente le grandi città ma anche perché la spesa media annua è di 48 euro e sembra davvero difficile riuscirne a risparmiare addirittura la metà . L’ultima voce riguarda le bollette di luce e gas, con un taglio previsto di 51 euro. In tutto, dunque, fanno euro 414 l’anno. Possibile davvero?
Rimessa la calcolatrice nel cassetto è lo stesso Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, ad invocare la prudenza: «Le nostre stime sono valide se tutte le norme verranno attuate senza cambiamenti, senza resistenze». E invece le incognite sono ancora tante. Non solo politiche visto che il decreto deve essere convertito dal Parlamento. Ma anche tecniche, perché in molti casi (come per i taxi o per la separazione di Snam ed Eni) c’è solo un principio e il resto è tutto da scrivere. Già nei giorni scorsi diversi economisti avevano invitato a guardare con prudenza le associazioni che si avventuravano su questa strada. Tito Boeri, coordinatore del sito Lavoce.info, pensa che si debba fare lo stesso con le previsioni del governo sulla crescita del Prodotto interno lordo e dell’occupazione: «L’unica cosa che si può dire è che c’è una tendenza. Dove sono state fatte le liberalizzazioni hanno migliorato il reddito e l’occupazione. Ci sono studi che analizzano i risultati di quest’operazione in Belgio e Gran Bretagna, ad esempio. Ma misurare questo effetto in anticipo mi sembra davvero impossibile». Anche perché una cosa è l’Italia, un’altra il Belgio o la Gran Bretagna. Da noi il settore delle autostrade è stato liberalizzato ma, dice ancora la Cgia di Mestre, in dieci anni i pedaggi sono aumentati il doppio dell’inflazione.
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