Ma cosa ha chiesto davvero Monti ad Angela Merkel?

Loading

Nell’intervista al Financial Times Monti ha chiesto alla Germania di fare di più per abbassare i tassi sul debito italiano e alleggerire la recessione incombente. Ma è irrituale che lo chieda alla Merkel. Non si vede cosa abbia a che fare la Germania con i tassi di interesse europei, campo di competenza casomai del secondo Mario, Draghi. Forse il Presidente del Consiglio italiano ritiene che, con il consenso o il contributo tedesco, sia stata tesa una cintura di sicurezza intorno al debito spagnolo invece negata al debito italiano; i cui acquisti sul mercato secondario da parte della Bce pare siano ultimamente rallentati. Il che spiegherebbe perché, nonostante la crisi abbia morso in Spagna ben più che in Italia, lo spread del debito spagnolo rispetto ai Bund tedeschi sia caduto di più di quello italiano. Tanto più strano in quanto il nuovo capo del governo spagnolo Rajoy ha annunciato che il deficit sarà  maggiore di quello previsto, 8 invece del 6 per cento, mentre l’Italia ha annunciato una manovra credibile che dovrebbe azzerare il deficit per il 2013. Più di un commentatore ha sottolineato che una relazione del tipo maggiore il deficit di bilancio di un paese, o il debito pubblico, e maggiore lo spread tra i titoli del debito di quel paese e i Bund tedeschi, non è affatto evidente. Mentre è osservabile un rapporto stretto tra disavanzo di bilancia commerciale – acquisti dall’estero maggiori delle vendite all’estero – e spread. Siccome questi deficit di bilancia commerciale sono in euro, e buona parte con la Germania, questi disavanzi non dovrebbero produrre la stessa tensione che produssero, ad esempio, in Argentina nel 2001, paese con una moneta interna diversa da quella del disavanzo: i dollari. Eppure la relazione c’è. Potremmo cercare di spiegarla prendendo in esame un grafico pubblicato nel Bollettino di gennaio della Banca d’Italia da cui risulta che i rendimenti dei titoli di Usa, Gran Bretagna e Germania hanno un andamento discendente quasi identico dall’inizio del 2011 a oggi. Mentre il resto dell’area euro ha un andamento crescente, aprendo una forbice il cui ampliamento la mossa di Draghi ha frenato ma per il momento non ha invertito. La cosa più strana è che Usa e Gb godono di piena sovranità  monetaria, mentre la Germania, facendo parte del sistema dell’euro, ha lo stesso problema di tutti gli altri paesi dell’euro: non potrebbe far fronte a una crisi del roll-over del debito. Eppure i mercati trattano tutti e tre i debiti allo stesso modo, come se anche il debito tedesco avesse alle spalle una sovranità  monetaria. Potrebbe darsi che i mercati stiano già  scontando una rottura del sistema dell’euro. In questo caso i paesi in forte deficit commerciale non potrebbero evitare il default. Mentre l’eventuale nuova moneta tedesca si rivaluterebbe, assicurando guadagni in conto capitale a chi avesse spostato per tempo i suoi asset a titoli tedeschi. La divergenza potrebbe essere quindi un sintomo che la rottura dell’euro è già  sul tappeto. E allora la forbice tra i rendimenti sarebbe l’effetto della scommessa su questa rottura, e non la causa. La richiesta di Monti di fatto sarebbe anche una pressante richiesta che il governo tedesco aiuti a chiudere la forbice, per salvare la moneta unica e il progetto europeo. Obiettivo che pare non interessare a quegli ambienti tedeschi che, insistendo per rigide posizioni fiscali e monetarie, stanno convincendo i mercati che la scommessa contro l’euro potrebbe essere vinta. Nel caso ciò avvenisse le conseguenze per i lavoratori di tutti i paesi europei, e in particolare per i paesi oggi sotto pressione, sarebbero catastrofiche.


Related Articles

L’illusione di giocare la partita al centro. Ma il Pd persevera

Loading

Siamo a quaranta giorni dalle elezioni e la situazione politica invece di chiarirsi sembra ingarbugliarsi. L’unica cosa chiara è purtroppo il successo della controffensiva mediatica di Berlusconi. Nello stesso tempo i sondaggi indicano un calo di consenso del centrosinistra, peraltro avvertibile concretamente, che trova le sue ragioni non tanto nella forza della destra quanto nell’appannamento politico del centrosinistra e in primo luogo del suo partito maggiore cioè il Pd.

Renzi apre con cautela al progetto di Tsipras “Insieme per la crescita” “Creditori, niente paura”

Loading

Impegno di Atene: “Non creeremo più deficit”. Su le Borse Il premier italiano: “Nessuna ristrutturazione del nostro debito”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment