Sbilanciamoci. info «Voglio la Fiom in Fiat». 11 febbraio in piazza perché non c’è lavoro senza diritti

Loading

L’attacco a diritti e democrazia senza risposte forti dilagherà  facilmente. Per questo, la campagna della Fiom contro la distruttiva politica della Fiat, avviata a Pomigliano nel dicembre 2010 e consolidata con l’accordo separato che estende a tutto il gruppo l’attacco alle condizioni di lavoro e alle libertà  sindacali, viene alimentata da scioperi, manifestazioni ed anche azioni legali. 

Ma la Fiat/Chrysler è una azienda globale: le violazioni dei diritti e delle libertà  in Italia riguardano anche tutti coloro che lavorano nei suoi stabilimenti nel mondo. Non attacca solo leggi e Costituzione in Italia, ma viola anche il diritto internazionale del lavoro, contenuto nelle Convenzioni dell’Oil: la n. 87 sulla libertà  sindacale (1948) e la n. 98, sul diritto di organizzazione e contrattazione collettiva (1949), entrambe ratificate dal governo italiano nel 1958. 
Della violazione della n. 87, sono esempi il divieto per i lavoratori di eleggere rappresentanti della Fiom in fabbrica e il non versamento al sindacato delle quote di iscrizione alla Fiom da parte dell’azienda; riguardo alla Convenzione n. 97, è eclatante la non riassunzione di lavoratori iscritti alla Fiom nella fabbrica di Pomigliano. Inoltre, la Fiat ha annunciato l’esclusione della Fiom dalla delegazione che tratterà  la costituzione del Comitato aziendale europeo di Fiat Industrial. Negli anni scorsi per ben due volte la Fiat ha rifiutato di negoziare con la Federazione Internazionale dei sindacati (Fism) un accordo quadro (già  sottoscritto da diverse aziende dell’auto) per la globalizzazione dei diritti fondamentali (core labour standards) contenuti nelle Convenzioni Oil. 
Dunque, la campagna nazionale «Voglio la Fiom in Fiat» è diventata anche una campagna internazionale, in collaborazione con il sito LabourStart, subito dopo l’accordo separato. A oggi hanno firmato 6500 sindacalisti e attivisti sindacali, per un terzo da Stati Uniti e Canada, poi dall’Europa, in testa la Gran Bretagna, la Francia, la Germania. Ma c’è stata una risposta da tutti i continenti: dall’India all’Australia al Nord Africa. E intendiamo presentare un ricorso all’Oil, unica agenzia dell’Onu tripartita, che dovrà  fare pressione sul governo perché imponga il rispetto delle Convenzioni. L’incontro avuto a Ginevra con rappresentanti dell’Oil ci ha incoraggiato in tal senso.
In che democrazia viviamo se la politica tace di fronte alla estromissione dai posti di lavoro del sindacato più rappresentativo e il divieto per chi lavora di eleggere il sindacato che vuole, e fare attività  sindacale, mentre deve subire un peggioramento della condizione di lavoro? Questa domanda verrà  fatta ad alta voce da tutti/e coloro che la condividono, metalmeccanici e non, che non si rassegnano alla regressione e all’ingiustizia, nella manifestazione nazionale indetta dalla Fiom per l’11 febbraio “Democrazia al lavoro”. 
La lotta dei lavoratori Fiat non riguarda solo loro né solo i metalmeccanici, a cui è stato rubato il contratto nazionale, ma la società  di cui facciamo parte. Nella profonda crisi sociale e democratica, in cui vive l’Europa, lottare per la democrazia e il lavoro non è solo un diritto, ma un dovere civile.
* responsabile Ufficio internazionale Fiom-Cgil


Related Articles

Il disturbo bipolare della finanza

Loading

LA CRISI INFINITA
Sale la disoccupazione e le Borse esultano. L’economia va meglio e crollano i listini. La schizofrenia del modello sociale neoliberista. Anticipiamo un brano della relazione che l’autore terrà oggi a Pordenonelegge Il dato più rilevante degli ultimi tempi è il fallimento delle politiche di austerità, e il fatto che la Unione Europea e la Troika continuano imperterrite sulla stessa strada.

Lavorare senza credito

Loading

IMPRESE Crollano i prestiti dalle banche, aumentano i casi di insolvenza (+36%)
Le conferme arrivano da tutte le parti, Ma una cosa è percepire un «sentiment» negativo, fatto delle voci di decine di «privati» improvvisamente davanti alla richiesta di «rientro» – magari per pochi euro – da parte della banca. Un’altra è leggere i dati ufficiali

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment