Carceri, Pdl spaccato vota contro se stesso

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Matteo Bartocci – l Pdl «non tiene, o tiene male». Suona paradossale ma questa constatazione proviene dal Pd, alleato pro tempore del partitone berlusconiano. Nell’aula del senato il governo Monti registra la sua prima vera battuta d’arresto. Almeno 27 «franchi tiratori» del Pdl hanno votato insieme alla Lega contro il decreto «svuota carceri» della ministra Severino. Spaccatura e tensioni hanno costretto la guardasigilli a chiedere il rinvio del provvedimento a martedì. Un passo falso per ora innocuo ma che allarma il governo alla vigilia di liberalizzazioni e sospensione del «beauty contest» tv.
Nel Pdl sono stati soprattutto i «falchi» guidati dall’ex ministro Nitto Palma a scatenarsi contro il decreto e in particolare contro l’art.1, quello che concede i domiciliari o la detenzione nelle camere di sicurezza per i primi giorni dopo l’arresto. Un problema non certo secondario, visto che secondo il Dap nel 2010 le persone trattenute in carcere per un massimo di tre giorni sono state 21.093, il 36% degli ingressi totali. La rivolta pidiellina rischiava di far deragliare il provvedimento, tanto che tra i banchi per riportare l’ordine è dovuto intervenire il vicecapogruppo Quagliariello e lo stesso Nitto Palma avrebbe subìto una lavata di testa (telefonica) da parte del suo capogruppo Gasparri. Il voltafaccia dell’ex ministro non è piaciuto nemmeno alla capogruppo Pd Anna Finocchiaro, che ha chiesto duramente il voto e alla fine ha visto l’offensiva non arrivare fino in fondo. La ministra Severino lavora a una mediazione con i due relatori: Berselli (avvocato, Pdl) e Maritati (ex magistrato, Pd). 
A Palazzo Madama però l’interpretazione più in voga è che l’ira del Pdl è diretta più al governo Monti che al merito del decreto. La spaccatura nella vecchia maggioranza è tanto più vistosa e ipocrita se si aggiunge che in commissione molte modifiche (migliorative) sono passate all’unanimità  e, soprattutto, che uno dei cardini del provvedimento è una semplice prolunga di una norma già  votata da Pdl e Lega nel 2010. Il decreto infatti porta da 12 agli ultimi 18 mesi di pena la detenzione domiciliare. Una previsione prevista da Alfano un anno fa di cui hanno già  usufruito 3.800 detenuti, ai quali il ministero stima ora di aggiungerne altri 3.327, risparmiando 375.318 euro al giorno (137 milioni l’anno). La norma è piccola ma funziona: il 99% dei beneficiari ha rispettato l’obbligo del domicilio. 
Il sovraffollamento italiano sembra inarrestabile. A fine 2011 nei 206 istituti italiani c’erano 66.897 detenuti (fonte Dap), il 50% più del massimo tollerabile. Per alleviare almeno in parte le condizioni di detenzione, il decreto stanzia 57 milioni per ristrutturare le carceri più fatiscenti (presi dall’8permille). Tra le modifiche più rilevanti fatte dalla commissione la possibilità  per tutti i parlamentari europei di ispezionare le carceri italiane e, soprattutto, la soppressione dei 6 Opg. Gli ospedali psichiatrici giudiziari (vedi il manifesto del 13 e 14 gennaio) attualmente rinchiudono 1.400 persone. Almeno il 40% di queste non è socialmente pericoloso e potrebbe essere trattato dal Ssn in strutture protette più piccole e più vicine al luogo di residenza.


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