Lo Stato non c’è, le tasse sì e ogni anno sono più alte

Loading

GERUSALEMME – I palestinesi sono sotto occupazione, non hanno uno Stato e ora devono fare i conti anche con le politiche fiscali dei due governi che controllano Cisgiordania e Gaza. A Ramallah e in altre città  della Cisgiordania regna il malumore tra la gente e i commercianti contro il premier Salam Fayyad che intende sanare, a spese del contribuente, il deficit dell’Anp aggravato nel 2011 da una riduzione del 25% delle donazioni internazionali (frutto della crisi mondiale). A Gaza ci si lamenta per imposte e balzelli di ogni genere introdotti da Hamas nell’ultimo anno, che colpiscono una popolazione in gran parte povera e senza lavoro che da anni deve fare i conti con il blocco israeliano. Furiosi i proprietari e i lavoratori dei tunnel tra Gaza ed Egitto. Il premier Ismail Haniyeh, applica «dazi doganali» sull’import-export sotterraneo, incassando una quota dei profitti generati dal contrabbando. 
In Cisgiordania l’imposta sul reddito è salita al 30%, il doppio rispetto ad un anno fa. Fayyad lo spiega con l’urgenza di coprire il deficit di bilancio (1,1 miliardi di dollari) e con la promessa ai paesi donatori di rinunciare agli aiuti internazionali nel 2013. Promessa ambiziosa perché gran parte della popolazione della Cisgiordania è a basso reddito. I più colpiti si sentono commercianti e imprenditori che dopo aver beneficiato, attraverso la crescita dei consumi, dell’ingente flusso di fondi internazionali, adesso sono chiamati a dare un contributo significativo alle casse dell’Anp. Fayyad ha aumentato l’Irpef, introdotto nuove tasse su terreni e immobili e previsto tagli alle spese, incluse sanità  e istruzione. Così il premier crede di poter coprire il budget annunciato per il prossimo marzo di 3,5 miliardi di dollari e restituire alle banche locali i prestiti ricevuti per 1,1 miliardi di dollari e debiti con imprese private per 400 milioni.
A Gaza invece si fanno i conti con nuove tasse, in ogni settore, che colpiscono anche i cittadini stranieri che da qualche mese sono tenuti a pagare un «visto d’ingresso» del costo di 45 shekel (circa 10 euro) ogni volta che entrano nella Striscia. Ma il polmone delle entrate fiscali sono i tunnel sotterranei da dove entra a Gaza un po’ di tutto, dalle medicine alle motociclette, dal carburante ai materiali da costruzione. Il governo di Hamas impone una tassa di 2 euro per una tonnellata di ghiaia, 4 euro per una tonnellata di cemento e 11 euro per una tonnellata di metallo. Più pesanti le tasse per chi attraverso i tunnel «importa» automobili (che arrivano smontate e vengono riassemblate a Gaza): da 1000 a 6000 dollari, in base alla cilindrata. Le nuove tasse hanno provocato un immediato aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità  e di largo consumo tra i poveri.


Related Articles

I morti di Lampedusa e la questione mediterranea

Loading

3 ottobre. Il festival Sabir forse non eviterà nuove stragi, ma è un lavoro che parte da lontano. E dimostra che solo il dialogo e un compromesso tra le due sponde cambieranno l’approccio al problema

Dopo l’arresto richiesta d’asilo per Puigdemont? A Berlino l’estradizione è già un caso politico

Loading

Stamane, lo ha annunciato il vice-procuratore, Ralph Dopper, la procura dovrà confermare il fermo. Poi tocca alla Spagna trasmettere i motivi della richiesta di estradizione

Covid-19 in USA. Al lavoro nonostante i rischi, le famiglie dei morti fanno causa

Loading

Nel mirino dei familiari delle vittime piccole e grandi aziende, accusate di non aver preso in considerazione il rischio per i lavoratori. Fauci alla Camera: l’Europa ha meno contagi perché ha chiuso la sua economia

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment