Pakistan, rapito un cooperante italiano

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La provincia del sud Punjab, come tutto il Pakistan del resto, è una zona a rischio per gli occidentali, e Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano rapito ieri sera vicino Multan, lo sapeva bene. Ma lui ci lavorava ugualmente, come spesso lavorano i cooperanti, ossia senza scorta né armi, pur di aiutare una popolazione ancora stremata dalle catastrofiche alluvioni di due estati fa.
Lo Porto, palermitano di 38 anni, è stato preso alle 19,20 ora locale assieme a un suo collega tedesco, il 45enne tedesco “Burnd”, mentre erano sulla strada di ritorno dalle zone inondate di Qasim Bela, vicino a Kot Addu. I loro cellulari, informa l’intelligence pachistana (Isi), risultano spenti.
Testimoni oculari avrebbero riferito che quattro uomini mascherati sono entrati negli uffici della ong Welthungerhilfe (Azione agraria tedesca) e hanno portato via i cooperanti con un’automobile verso una destinazione sconosciuta puntando loro una pistola e costringendoli a indossare il vestito tradizionale pachistano, lo shalwar kameez, forse per meglio dissimularli ai numerosi check point che costellano le strade della provincia.
La Farnesina ha confermato il rapimento di Lo Porto, invitando al massimo riserbo e chiedendo la collaborazione degli organi di informazione per non compromettere gli sforzi messi in atto per giungere alla liberazione del nostro connazionale. «Non appena ricevuta la prima indicazione di quanto accaduto – si legge in una nota del ministero degli Esteri – l’unità  di crisi ha immediatamente attivato tutti i canali utili per seguire da vicino la vicenda e promuoverne la positiva soluzione».
La Welthungerhilfe per la quale lavorano i due uomini è un’organizzazione umanitaria privata, senza scopo di lucro, politicamente indipendente e non legata a una denominazione religiosa. Secondo quanto si legge sito dell’organizzazione fondata nel 1962, la Welthungerhilfe in questi 50 anni ha seguito 5500 progetti in oltre 70 Paesi con uno stanziamento generale di 1,9 miliardi di euro.
Il sequestro dei cooperanti italiano e tedesco nel sud del Punjab è l’ultimo episodio, in ordine di tempo, di rapimenti ai danni di occidentali nella zona. Lo scorso agosto, a Lahore, capitale della provincia, fu rapito l’americano Warren Weinstein, responsabile per il Pakistan della società  di consulenza J. E. Austin associates, collegata all’agenzia per la cooperazione e lo sviluppo americana, Usaid. Il 64enne Weinstein fu sequestrato da insieme al pachistano Shahbaz Taseer, figlio del governatore del Punjab Salmaan Taseer, assassinato per le sue posizioni a favore dell’abolizione della legge sulla blasfemia.
Il rapimento di Giovanni Lo Porto porta a dieci il numero degli italiani che si trovano attualmente nelle mani dei sequestratori nel mondo.


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