Giù le mani dai tassisti

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Il discorso si applica anche ad altre eventuali misure di grande effetto scenico e di sostanza quasi nulla. Nessuno dotato di senso comune può pensare che tenere aperti i negozi anche dopo l’imbrunire o moltiplicare il numero delle farmacie farà  crescere alcunché. La notturna però almeno non fa danno, e i farmacisti, in linea di massima, non sono poveri cristi. I tassinari invece sì. Fanno un lavoro che dire usurante è niente, e chi pensa che ci si riempiano le tasche campa fuori dal mondo. A Roma, sino a qualche anno fa, i clienti potevano effettivamente protestare per la attese a volte esorbitanti, ma da quando Veltroni ha aperto i cordoni della borsa facendo piovere licenze i tempi d’attesa sono rientrati in una media più che soddisfacente.

Le licenze, appunto. Sarà  davvero prova di gretto egoismo imbufalirsi di brutta se prima ti fanno sborsare una tombola, poi scippano la contropartita e alla fine la cavano col solito “chi ha dato ha dato ha dato”? I tassisti avrebbero ragione comunque. Però sarà  lo stesso interessante scoprire se i nominati di palazzo Chigi ruggiranno (salvo encomiabili ripensamenti) solo con loro o anche con altre e più potenti categorie, o se invee con notai, giornalisti e affini pigoleranno. Quel che di certo non faranno sarà  alzare la voce con quei loro amici, colleghi e compagni di classe (sociale) che con la crescita c’azzeccano davvero: i banchieri che hanno appena incassato cascate di liquido a interesse zero dalla Bce e invece di usarli per riaprire il credito e fornire carburante alla crescita se li sono imbertati come al solito.

Ma che volete che sia! Non sono mica loro che ostacolano la crescita e strozzano lo sviluppo. Non sono mica loro che da che borsa è borsa antepongono i loro interessi a quelli dell’universo mondo. Sono i tassinari. Come si fa a non vederlo?


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