Se il Fondo è «inammissibile», il nostro Fondo siete voi

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In barba agli appelli del Presidente della Repubblica e della libertà  e pluralità  della stampa. Gli uffici della Camera hanno deciso di condannarci; non solo il manifesto, ma molte altre testate, con la disoccupazione certa per alcune migliaia di giornalisti e poligrafici.
Siamo a una lotta costante contro la libertà  di stampa e ben a ragione anche la Cgil, in un suo comunicato, afferma che «l’andata a regime di tagli insopportabili all’editoria rappresenta una vera e propria pietra tombale».
Questo, a oggi, lo stato dei fatti. Se le cose andranno così anche il manifesto, dopo più di quarant’anni di lotta per le libertà  e la democrazia, sarà  costretto a chiudere. In questa drammatica situazione, come tante altre volte nella nostra difficile vita, ci rivolgiamo ai lettori, agli amici, agli antichi e nuovi sostenitori per chieder loro di abbonarsi e di raccogliere abbonamenti presso amici e compagni, di comperare e far comperare il giornale. Quest’anno gli abbonamenti sono ancora un po’ meno di quelli raccolti nello stesso periodo dell’anno scorso. Scriveteci, criticateci, dateci suggerimenti, ma abbonatevi e fate in modo di promuovere una utile sottoscrizione. È con la vostra solidarietà  che siamo arrivati a questo difficile 2012. È con la vostra solidarietà  che siamo sicuri di continuare. Nell’attuale crisi della politica il manifesto si sforza di essere voce critica e costruttiva. 
Ci incoraggia la notizia che la Commissione Cultura della Camera (a differenza degli Uffici) ha dato parere favorevole al «Milleproroghe» chiedendo che si rifinanzi il Fondo per l’editoria. È una buona notizia, e per far sì che ciò accada davvero questa mattina saremo in piazza del Pantheon, a Roma, insieme ad altre testate in crisi. Il vostro aiuto, a questo punto, diventa essenziale.


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La manifestazione dello scorso sabato 12 ottobre sulla Costituzione italiana è stata molto sottodimensionata dai media italiani. Rapidi passaggi nei telegiornali (Tg1 e Tg2 di prima serata non avevano nei titoli di testa la notizia, che arrivava dopo 18 minuti; meglio il Tg3, che comunque la collocava al sesto su sette titoli); cronache sui quotidiani di maggiore diffusione ben lontane dalle prime pagine – pag. 11 sul Corriere della sera e pag. 12 sulla Repubblica- e abbondante uso della tecnica di mischiare la notizia con la critica.

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