La protesta dei taxi, prefetti pronti alla precettazione Il confronto su licenze e orari

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ROMA — Oggi ore 12, Palazzo Chigi, nuovo match fra il segretario generale della Presidenza del Consiglio, Manlio Strano, e i sindacati dei tassisti. Ma senza l’assedio di martedì sera: il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha fatto sapere ai sindacalisti che non saranno tollerate grida, petardi, blocchi del traffico. Via del Corso e piazza Colonna saranno ben protette. Ieri il Prefetto di Roma ha chiesto a Comune e questura «di segnalare ogni disservizio che possa comportare l’interruzione di pubblico servizio». L’atto ha valore di diffida: se i tassisti dovessero continuare a mancare sulle strade, può scattare la precettazione. Lo stesso accadrà  a Napoli. Anche a Genova, Palermo, Torino, Milano ieri molti tassisti hanno aderito alla protesta. Il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto varare il decreto oggi, ma la data è stata spostata a domani.
Martedì il consigliere Strano aveva sottoposto agli oltre venti rappresentanti dei tassisti la bozza del governo: una nuova «Autorità  per le reti» che stabilirà  il numero delle licenze, possibilità  per ciascuno di avere più di una licenza, licenze part-time, orari e tariffe più flessibili, possibilità  di lavorare fuori dal Comune di appartenenza. Ieri il «parlamentino» dei sindacati dei tassisti, dopo lunghe ore, ha partorito la controproposta. 
Quindi, la carovana dei sindacalisti si è spostata al Circo Massimo, dove c’erano in attesa circa tremila tassisti, romani, ma anche napoletani e di altre città . Platea diffidente, nervosa. Si assume il compito Loreno Bittarelli, presidente del radiotaxi 3570: «Sia chiaro che noi andiamo a chiedere, non a dare!». 
Parla di sgravi sull’Iva, di prezzi «professionali» per benzina e assicurazioni. Poi, insieme a Ciro Langella, leader di Napoli, scandisce i punti irrinunciabili: 
«Una licenza, un tassista! Ogni tassista lavora nel suo territorio! Il potere sul servizio resta ai Comuni!». Di Giacobbe della Cgil spiega le disponibilità  offerte al governo: «Possiamo discutere su orari più flessibili, sui sostituti alla guida e sugli sconti di tariffa, ma se siamo noi a poterli decidere». 
Approvazione a larghissima maggioranza. Bittarelli al mattino aveva detto che i tassisti erano «pronti a scatenare la guerra, metaforicamente». Ma al Circo Massimo cerca di placare: «La guerra è anche strategia. La trattativa è in corso. Non andiamo sotto Palazzo Chigi». E prevede azioni quasi gandhiane: «Se ci sarà  da sdraiarsi per terra o da darsi fuoco ai capelli, sarò il primo!». Sintetizza: «Qualcosa dovremo dare, ma in cambio di qualcosa».
La partita è complicata: il governo non può cedere troppo, e la protesta è pronta a riesplodere. Tra l’altro, non tutti i sindaci sono al fianco del governo. A Roma Bittarelli ha portato ad Alemanno il documento del «parlamentino». E il primo cittadino si è dichiarato «d’accordo con i tassisti». 
A Genova, Marta Vincenzi è andata dagli 800 tassisti fermi in piazza De Ferrari e ha detto: «Il governo pensi ai problemi veri come il lavoro o i trasporti pubblici. Non abbiamo bisogno di conflittualità ». A Napoli, alcuni giorni fa, De Magistris ha giudicato inopportune le liberalizzazioni in un momento di crisi. E da Torino, Fassino ha fatto sapere a Monti che bisogna tener conto delle differenze territoriali. Perché in molte città  (Torino, per esempio) il servizio non è un problema.
Andrea Garibaldi


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