Edipower, guerra fredda tra A2a e Iren Pressioni del governo per l’accordo
MILANO – È sempre più guerra fredda tra A2a e Iren, le due utility impegnate in una trattativa che si sta rivelando più difficile del previsto per il “nuovo” governo di Edipower. Un braccio di ferro che rischia di trascinarsi fino all’ultimo momento utile – i cda sono convocati per la fine del mese – e che comincia anche a preoccupare il governo, che si è fatto garante con i francesi di Edf per l’operazione.
A2a e Iren non riescono a trovare l’accordo per la governance di Edipower, la società che ha in pancia sei centrali a gas e tre gruppi idroelettrici ed è appena stata rilevata dal colosso transalpino Edf in cambio del 30% di Edison. Un’operazione che ha avuto il via libera dal governo Monti e da Parigi (socio di controllo di Edf) subito dopo Natale. Lo scopo è quello di arrivare, attraverso una serie di passaggi successivi, alla creazione di una grande utility del nord Italia, di cui l’acquisizione di Edipower è solo il primo passo.
Di sicuro, quanto sta avvenendo non è un buon viatico per il resto dell’operazione “industriale”, dato che la fusione tra A2a e Iren dovrebbe essere il secondo passo. Ma su cosa stanno litigando le due utility? Di fatto sulle regole per come devono essere prese le decisioni più rilevanti. Iren, che secondo gli accordi avrà una quota del 23% di Edipower, non contesta tanto la maggioranza dei posti in cda assegnati ad A2a (che avrà il 56%), quanto la possibilità di ottenere delle maggioranze qualificate per operazioni straordinarie. In sostanza, non vuole fare solo il socio finanziario (“Non siano disponibili al ruolo di donatori di sangue”, secondo la dichiarazione di uno dei manager di Iren), ma vuole partecipare al governo del gruppo. Se A2a non dovesse fare concessioni, l’alternativa per Iren è quella di un’alleanza con le due utility Sel e Dolomiti Energia, soci ciascuna con quote attorno al 5%, ma che unite all’altro 23% potrebbero formare una minoranza di blocco. E bloccare, comunque, le operazioni meno gradite.
Ma alla fine, è opinione degli addetti ai lavori, l’accordo ci sarà , nonostante anche l’ultimo incontro si sia concluso con una fumata grigia. Perché, come racconta uno dei banchieri che riveste ruolo di consulente nell’operazione, «il governo e in particolare il ministro Passera ci hanno messo la faccia, hanno convinto i francesi di Edf e non possono permettersi una figuraccia». Non a caso, è proprio il titolare dello Sviluppo economico a seguire più da vicino la partita e, qualcuno spera che le sue pressioni portino a una soluzione quanto prima, visto che i consigli di A2a e Iren sono fissati per il prossimo 26 gennaio. Così come non è escluso che in queste ore, ci sia un’attività diplomatica anche dei sindaci che più si sono spesi per l’operazione grande utility, come Giuliano Pisapia a Milano e Piero Fassino a Torino. Anche per loro un banco di prova in vista della prossima fusione.
Related Articles
Sindacato tedesco: « Sono ragionevoli le proposte di Atene »
i governi europei, quello di Angela Merkel in testa, hanno ricevuto un mandato dai propri elettori in base al quale devono dire no alle richieste di Atene. Ma è davvero così?
Operai e impiegati, slitta di un giorno la loro “liberazione” dalle tasse
Colpa del fiscal drag. In 20 anni due settimane in più di tributi Il dossier Si applica la pressione fiscale a 365 e si calcola fino a quando la paga va tutta al fiscoUno studio della Cgia. Nella media italiana si lavora per l’erario fino al 5 giugno
Cina/Usa. Dopo i dazi ora Trump prova ad affondare il colosso del 5G Huawei
Decreto esecutivo e inserimento dell’azienda cinese nella blacklist. Il colosso hi-tech replica: «Limitarci non renderà gli Usa più forti»