Sicilia, gli «indignados dei forconi» bloccano porti e strade

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Come sta accadendo con quelle che autotrasportatori, agricoltori e pescatori, edili e disoccupati raccolti anche in una cordata chiamata «Forza d’urto» hanno definito le «Cinque giornate della Sicilia». 
Per chiedere lavoro, tasse ridotte, benzina meno cara o come i pescatori una revisione di norme europee ritenute vessatorie, questo fronte variegato di siculi indignados ha cominciato la sua lotta lunedì mattina e rischia di bloccare tutto fino a venerdì. L’isola è già  nel caos. I tir sbarrano i caselli, i Petrolchimici di Priolo e Gela sono sotto assedio, le autocisterne restano ferme, i distributori di carburante chiudono a secco, nei mercati non arriva più frutta e verdura, i supermercati vendono quello che c’è sui banconi.
È la dura protesta che coinvolge quasi tutte le categorie creando uno stato di tensione crescente. Come si è capito a Lentini, vicino a Siracusa, dove ieri a un posto di blocco un venditore ambulante ha accoltellato uno dei «padroncini» di traverso col suo camion, il volto sfregiato, 25 giorni di prognosi. E s’è sfiorata la tragedia a Santa Flavia, venti chilometri da Palermo, fra i binari della stazione ferroviaria invasa dai pescatori della vicina Porticello con mogli e figli. Tutti certi che il treno delle 11 proveniente da Messina avrebbe rallentato fermandosi davanti alla folla. Il macchinista ha invece tirato dritto, diminuendo appena la velocità , dando giusto il tempo per una fuga di disperati terrorizzati. Come dice protestando il sindaco di Santa Flavia, Antonio Napoli, furioso non solo con le Ferrovie: «Avevo comunicato al prefetto e alle forze dell’ordine che ci sarebbe stata la protesta, ma abbiamo rischiato la carneficina…».
Spiazzate dagli eventi, le forze politiche provano a dialogare con i manifestanti. Ma è secca la replica per il governatore Raffaele Lombardo e i suoi assessori: «Dimettetevi».


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