Equitalia, scoppiano tre bombe

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ROMA — Tre ordigni esplosi a tarda sera davanti alla sede principale di Napoli e la tensione su Equitalia torna altissima. Non ci sono vittime, le bombe hanno divelto le saracinesche degli uffici di via Corso Meridionale senza causare danni alle persone. Poco più di un mese fa nello stesso punto fu fatto esplodere un potentissimo petardo che non provocò danni di rilievo alle strutture. Ieri notte, intanto, dei manichini impiccati sono stati collocati davanti alla sede di Equitalia di via Aurelia, a Roma.
Ma gli attentati confermano come l’Ente di riscossione continui ad essere nel mirino di criminalità  e terrorismo. È un binomio micidiale che naturalmente tiene in massimo allarme i responsabili della sicurezza e il timore è che questa escalation possa alzarsi ulteriormente di livello. Uno stato di massima allerta scattato il 7 dicembre scorso con la spedizione dei plichi esplosivi rivendicati dalla Fai, la Federazione anarchica informale e rimasto sempre tale. In oltre due mesi si sono infatti moltiplicate le azioni e gli obiettivi passando dai pacchi al buste piene di polvere pirica, dalle minacce ai vetri incendiati e alle finestre mandate in frantumi con grossi petardi. A questo si sommano le telefonate anonime e i falsi allarmi che tengono naturalmente in tensione i dipendenti e i responsabili di Equitalia e dell’Agenzia delle Entrate, finiti nel mirino proprio dopo l’appello alla mobilitazione lanciato dalla Fai con un volantino. 
«Chiunque può armare le proprie mani, chiunque può assemblare il proprio pacco regalo», avevano scritto i terroristi nel volantino contenuto nel pacco spedito a direttore generale Marco Cuccagna, rimasto gravemente ferito alla mano e a volto. «Equitalia ha sempre svolto e continua a svolgere esclusivamente il proprio dovere, nel pieno rispetto delle leggi. Una funzione essenziale per il funzionamento dello Stato, senza la quale non sarebbe possibile erogare servizi ai cittadini ed alle loro famiglie», commentò il presidente del Consiglio Mario Monti esprimendo la propria solidarietà  all’alto funzionario. Ma su Internet, appena poche ore dopo la diffusione della notizia, c’era già  chi inneggiava ai terroristi, chi fomentava la possibilità  che ci fossero subito altre azioni. Così è stato, fino all’episodio di ieri sera nel capoluogo partenopeo e al rischio che l’esplosione potesse causare vittime. 
Le verifiche sulla dinamica dell’attacco e le analisi sull’esplosivo utilizzato potranno fornire indicazioni utili per scoprire la matrice dell’attentato in assenza di una rivendicazione attendibile, ma quanto accaduto spinge il capo della polizia Antonio Manganelli a rafforzare ulteriormente la vigilanza su tutti i possibili obiettivi e a potenziare quel dispositivo di tutela già  predisposto a protezione degli lati funzionari. Misure studiate nel dettagli per cercare di prevenire possibili azioni ancora più gravi di quelle compiute in questi mesi che soltanto per una coincidenza in alcuni casi non hanno provocato feriti o addirittura morti. Basti pensare all’ordigno esploso a Foggia la notte di Capodanno. Chi l’ha piazzato facendo sì che esplodesse usando gli uffici erano chiusi, certamente non aveva come obiettivo le persone, ma la forza dell’ordigno era tale che se fosse passato qualcuno in quel momento avrebbe sicuramente patito gravi conseguenze.


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