Fiat-Chrysler, integrazione al 50% entro l’anno

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TORINO – Goldman Sachs invita a comperare azioni Fiat (convinction buy) e il titolo del Lingotto schizza oltre la soglia dei 4 euro (+ 7%). All’inizio di quello che potrebbe essere l’anno più difficile della sua esperienza di ad a Torino, Sergio Marchionne incassa un segnale incoraggiante da quella finanza internazionale che non sempre gli ha riservato una buona accoglienza. Questo, più ancora della conferma dei dati già  noti sulla chiusura del 2011, sembra essere il vero elemento di novità  di una ripresa di attività  che in Europa non si presenta certo facile. Per quanto riguarda l’anno appena concluso, un report presentato in Svizzera nel weekend conferma che i ricavi 2011 sono stimati a 58 miliardi, l’utile netto a 1,7 e l’utile della gestione ordinaria a 2,1. Dal punto di vista della cassa, Fiat spa ha un debito netto industriale superiore ai 5 miliardi e una liquidità  complessiva superiore ai 18. Dati che attendono la conferma ufficiale in occasione del cda in programma il 1 febbraio prossimo. Nello stesso report svizzero si confermano i target del piano 2011-2014 di Fiat Industrial. Colpisce invece la grande fiducia che il Lingotto nutre nell’integrazione con Detroit: «Siamo al 20 per cento delle potenzialità . Entro fine anno arriveremo al 50», conferma Marchionne. Per dire che nel difficile 2012 europeo l’aumento dell’integrazione con Chrysler farà  bene ai conti del gruppo.
Oggi tornano al lavoro a Mirafiori i dipendenti delle Carrozzerie. Sono oltre 5.000 e assaporeranno per breve tempo la catena di montaggio. Torneranno infatti in cassa tra quattro giorni per restarci parecchi mesi in attesa dell’arrivo, a fine 2013, del nuovo piccolo suv del segmento B che dovrà  essere realizzato nello stabilimento torinese. Oggi è anche il primo giorno in cui i delegati della Fiom, pur rappresentando il sindacato più grande del gruppo, non avranno diritto di cittadinanza in fabbrica. I rappresentanti della Cgil volantineranno questa mattina di fronte ai cancelli di un’azienda dalla quale nessuno era mai riuscito a cacciarli. Naturalmente a partire dal dopoguerra. Operazione resa possibile dalle profonde divisioni che continuano ad attraversare il fronte sindacale. Un tentativo di invertire la tendenza è l’incontro tra i segretari di Fiom, Fim e Uilm che si è tenuto ieri a Roma. Incontro che è stato aggiornato alla prossima settimana. Fim e Uilm hanno ripetuto che non intendono applicare alla Fiat quel regolamento comune sulle Rsu che imporrebbe di svolgere un referendum sul nuovo accordo di Pomigliano esteso dalla Fiat a tutti i suoi luoghi di lavoro.
Schiarita possibile sul fronte caldo della Irisbus, la fabbrica in provincia di Avellino, dove è cessata la produzione di autobus. Al termine di un incontro al ministero dello Sviluppo i sindacati hanno riferito che è ripreso l’interesse dei cinesi della Amsia Motors e il governo starebbe studiando la possibilità  di una deroga alla nuova legge previdenziale che consenta a una parte dei dipendenti di andare in pensione: «Siamo favorevoli – ha commentato Susanna Camusso – a qualsiasi manifestazione di interesse che garantisca la continuità  della produzione»


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