Ataf privatizzata, Renzi va da solo

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Fa discutere parecchio il formale avvio del processo di privatizzazione dell’azienda di trasporto pubblico Ataf, deciso una volta ancora in solitudine dal sindaco Renzi. Con quella che perfino il collega “amico” di Scandicci, Simone Gheri, definisce «una forzatura incomprensibile». A poche ore dall’assemblea dei soci in cui solo Firenze ha dato l’ok, mentre Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Calenzano hanno votato contro e gli altri cinque comuni soci non hanno partecipato al voto, il commento del primo cittadino di Bagno a Ripoli fotografa così la situazione: «Non concordiamo su questo metodo d’azione – spiega Luciano Bartolini – che porta a lacerazioni che si potevano evitare». Di fronte ai 6 milioni di deficit con cui Ataf ha chiuso il 2011, e a un passivo consolidato ancora maggiore, più di un comune non chiude infatti la porta ai privati. Ma tutti sono concordi nel ritenere la decisione affrettata, vista la rivoluzione nel trasporto pubblico locale toscano, attesa in questo 2012.
Intanto i lavoratori non si arrendono. Anche ieri hanno manifestato, davanti alla Fortezza da Basso dove è in corso la kermesse di moda Pitti Immagine Uomo. Sfilata folkloristica, con modelli monarchici e napoleonici tagliati su misura per il sindaco. Omaggiato anche con biberon e mutandina («Pitti Renzi Bimbo»). E con una dichiarata speranza: «In base ai patti parasociali Firenze da sola non può prendere una decisione, anche se possiede l’80% dell’azienda». La vendita riguarderebbe anche la tramvia, che conti alla mano è stata ben definita dal segretario della Camera del lavoro Mauro Fuso come «una gallina dalle uova d’oro».


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