Sei mesi senza crescita Giù consumi e investimenti
Istat, Ifo e Insee, gli istituti di previsione economica di Italia, Germania e Francia, si attendono che «l’economia dell’area affronti una fase recessiva a partire dal quarto trimestre, per poi registrare un andamento stagnante nel secondo trimestre 2012». Il Pil dell’Eurozona, si legge nella nota di previsione congiunturale diffusa ieri, si ridurrebbe dello 0,3% nel quarto trimestre 2011 e dello 0,2% nei primi 3 mesi del 2012, per poi stabilizzarsi nel secondo trimestre del 2012. Per quanto riguarda l’inflazione i tre istituti si attendono, nell’ipotesi di un prezzo del Brent che oscilli attorno a 104 dollari al barile e di un cambio euro/dollaro che fluttui intorno a 1,35 (attualmente è a 1,27) un rallentamento dell’inflazione dell’area al 2,1% e all’1,9%, rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre del 2012.
Secondo i 3 istituti lo «sfavorevole clima di fiducia e il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro implicano prospettive di crescita modeste per i consumi privati». A questo vanno aggiunti gli effetti delle politiche fiscali restrittive in Europa, che «molto probabilmente graveranno sul reddito disponibile delle famiglie». Nel complesso, quindi, ci si «attende un andamento stagnante per i consumi». Previsioni negative anche per la spesa per investimenti che «dovrebbe ridursi ulteriormente nell’orizzonte di previsione». Tra i fattori destinati a incidere negativamente si cita «la persistente incertezza che dovrebbe determinare il rinvio di molti progetti nel settore privato» e il recente aumento dei costi di finanziamento bancario e l’implementazione di regole macro prudenziali vincolanti (Basilea III) che «contribuirebbero ad un irrigidimento delle condizioni del credito alle imprese».
Da ultimo, il «basso grado di utilizzo degli impianti e le deludenti prospettive di medio termine per la domanda interna dovrebbero ridurre l’incentivo a investire in un contesto in cui anche gli investimenti pubblici sono penalizzati dal programmato consolidamento fiscale». Nel complesso, si prevede «una diminuzione degli investimenti totali» anche se, lo stabilizzarsi delle condizioni finanziarie dell’Eurozona, potrebbe favorire una «flessione limitata».
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