San Raffaele, fino a nove milioni di euro ai commissari

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Il Vaticano è, dunque, all’epilogo dell’avventura nell’ospedale fondato da don Luigi Verzé e non si farà  carico della transizione che rischia di essere più lunga del previsto: l’adunanza dei creditori, infatti, è destinata a slittare di quasi un mese per dar tempo ai commissari straordinari (cui andrà  un compenso che potrà  oscillare tra i 500 mila e i 9,2 milioni di euro) di mettere a punto la relazione.
L’imprenditore Giuseppe Rotelli, alla guida del gruppo San Donato con 16 ospedali, si è aggiudicato il San Raffaele per 405 milioni (più accollo di 320 milioni di passività ) a fronte dell’offerta originaria targata Ior-Malacalza di 250 milioni. Secondo fonti bancarie, la quota di indebitamento di Rotelli sarebbe minima rispetto alla liquidità  propria. A breve l’operazione dovrebbe essere notificata all’Antitrust.
Per la proposta di Rotelli ora sarà  decisiva, comunque, l’assemblea dei creditori che potrà  accettarla o respingerla (è questo il senso del concordato): in base a essa i creditori rientreranno di circa tre quarti della loro esposizione. Però l’assemblea, da tempo fissata per il 23 gennaio, rischia di slittare a metà  febbraio, se non oltre. Il motivo? Lasciare più tempo ai commissari nominati dal Tribunale, Rolando Brambilla, Salvatore Sanzo, Luigi Giovanni Saporito, per calcolare con precisione la massa di debiti del San Raffaele in vista del deposito della loro relazione finale. È uno slittamento che rischia di pesare ulteriormente sulla conduzione dell’ospedale indebolito da dieci mesi di bufera e senza continuità  gestionale.
Una crisi che vede anche spese legali importanti: nelle carte preparate dagli uomini del Vaticano sono previsti almeno 8 milioni per avvocati e consulenti. Per i tre commissari è, invece, la legge a stabilire i compensi, parametrati alle grandezze patrimoniali (attivo e passivo) in gioco. Enrico Bondi, per esempio, per Parmalat prese oltre 30 milioni. Il Tribunale fallimentare deciderà , come detto, tra un minimo di 500 mila euro e un massimo 9 milioni e 200 mila euro. I consiglieri nominati dal Vaticano hanno, invece, lavorato gratis per il San Raffaele: nessun emolumento percepito, riferisce una fonte vicino al cda. Le dimissioni potrebbero anche essere obbligate visto che con l’uscita di Vittorio Malacalza, dopo la morte di don Verzé e le dimissioni dei professori Massimo Clementi e Maurizio Pini, se n’è andata la maggioranza dei consiglieri. Sarà  ancora l’Associazione Monte Tabor, quella dei fedelissimi di don Verzé (i Sigilli) a nominare formalmente i nuovi amministratori? Lo statuto prevede questo. Ma il Tribunale sorveglia.


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