I dogmi della Deutsche Bank

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Sedici pagine, in inglese, che spiegano bene quel che Monti e Passera chiamano “liberalizzazioni” e che il sottosegretario Catricalà  ha spacciato al popolo dal palco di Porta a porta. Leggendo questo Rapporto ognuno potrà  farsi la sua idea, intanto Petrella ne ha ricavato la sostanza: i cinque dogmi della privatizzazione, che qui a mia volta riassumo: “Uno:l’esperienza ci diceche le aziendeprivate operanoin maniera più efficienteepiùinnovativo. Due: (…) In unaattività  di mercatoill settoredell’economia privatadovrebbeavere la precedenza. Lo Stato nonè adatto perassumere il ruolodiimprenditore. Tre: (…)A parte lapromulgazione e l’attuazionedi un diordine legalee competitivo da mettere a base del mercato, (il ruolo dello Stato) comprende anche altricompitisovranicome la sicurezzainterna ed esterna, nonché le relazioni estere.Questisono indicati come’beni pubblici’. Quattro:dato cheattività  del governoin un’economia di mercatoha fondamentalmente effettidistorsivi, ci deve essereuna prova convincenteper giustificareil suo coinvolgimento. (…)L’attività  del settore privato è necessarianon solo perl’areavastadi beni privati??, main linea di principioanchein settoricome le infrastrutturee altri indicati comeservizi di interesse generale, ampiamenteconsideraticome parte deldominio pubblico. Cinque: (…) in linea di principio, ci sono anche i beneficiche derivanodalla privatizzazionedei servizi pubblicidi interesse generale,ad esempio i servizi idrici, le strutture sanitariee compiti amministrativiche non attengono alal sovranità : fondamentalmente, si tratta di beni privati”.
Se la visione della Deutsche Bank ha una effettiva importanza (e ce l’ha, se non altro perché è da lì che è partito l’attacco ai titoli di Stato italiani con gli effetti che sappiamo, tra cui le “liberalizzazioni”), come stupirsi se il referendum sull’acqua (e sui servizi pubblici in generale, in realtà ), il voto di 26 milioni di cittadini, viene giudicato “un problema”, come ha detto Catricalà  alla tv pubblica (fino a quando non si sa), e non un limite invalicabile? Ugo Mattei si è chiesto sul manifesto: ma che effetto avrà , sulla democrazia, un tale disprezzo per il voto popolare? Avrà , credo, lo stesso effetto che ha avuto ignorare il referendum francese contro il Trattato europeo o affondare il tentativo di Papandreu di chiamare al voto i greci, o ancora affidare l’incarico di formare il governo italiano a un banchiere, uomo della Trilaterale e della Commissione europea gradito alla Banca centrale europea. La democrazia non c’entra più, semplicemente.
Ma la domanda più angosciosa è un’altra: perché, nonostante le innumerevoli smentite e i disastri degli ultimi vent’anni, i dogmi liberisti continuano, inossidabili, a dominare la nostra vita?
www.democraziakmzero.org


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