Il governo non investe e chiede più competitività 

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In sostanza ha confermato che la riforma Gelmini giungerà  in porto e i tagli a scuola e università  non verranno cancellati. Nel 2012 solo 300 milioni di euro andranno a rimpinguare il Fondo per gli atenei (Ffo) decurtato di 1,3 miliardi di euro, nulla compenserà  gli 8 miliardi tagliati alla scuola. Per allontanare l’attenzione da questi fatti, Profumo ha detto la verità : l’Ffo, che nel 2012 ammonterà  a 6,1 miliardi di euro (nel 2008 era di 7,4 miliardi), non «sarà  la fonte prevalente» del finanziamento degli atenei. Dovrà  essere affiancato alle risorse della programmazione triennale, ai 200 milioni derivanti dal blocco del turn-over nell’ultimo anno, la misura decisa da Tremonti per ridimensionare la pubblica amministrazione e ridurre drasticamente il precariato. Considerato anche il pensionamento di 7 mila docenti entro il 2015, sarebbe una decisione positiva se questi soldi venissero usati per un nuovo reclutamento, di cui però Profumo ha evitato accuratamente di parlare, così come sull’opportunità  di mantenere il blocco del turn-over. Nei fatti questa è la conferma che l’Ffo non sarà  più rifinanziato e inizierà  l’era della competizione sulle risorse disponibili. 
In compenso, farà  ricorso al «Fondo Letta» per finanziare l’edilizia universitaria. L’auspicio del ministro è costruire nuove case per gli studenti, sperando che le risorse non servano invece ad ampliare ancora i campus. Allo studio con Inps e Inail c’è anche un «progetto paese» per costruire nuove scuole. Il totale delle risorse per l’università  sarebbe di 12.500 miliardi, di cui 3.222 da erogare come incentivi alla ricerca attraverso un sistema che rischia di premiare gli atenei più forti e le cordate accademiche influenti, penalizzando le università  più piccole, indebitate e i gruppi di ricerca meno influenti. In realtà  da questa cifra devono essere scomputati almeno 1 miliardo del taglio agli atenei e altri 1700 per l’edilizia scolastica a Sud che, in realtà , sono 974,3 milioni, più circa 700 in una complessa partita di giro con la Cassa Depositi e Prestiti. 
L’inquilino di Viale Trastevere ha inoltre sorvolato sul tetto del 90% tra spese fisse e finanziamenti che obbligherà  almeno 37 atenei a chiudere in rosso i bilanci nel 2012, anche se hanno una gestione «virtuosa». Si è invece soffermato sugli 80 miliardi stanziati dall’Unione Europea con il progetto «Horizon 2020» nel 2014. In vista di un simile evento, il ministro ha consigliato ai ricercatori italiani di tenersi in «allenamento» con i bandi Prin appena pubblicati (e quelli Firb), anche per evitare l’emorragia avvenuta negli anni del VII programma quadro durante i quali sono stati persi 500 milioni di euro (8%), a fronte di un contributo pari al 14%. In attesa che la ricerca riscopra le antiche virtù atletiche, è certo però che la road map indicata da Profumo per migliorare la «policy» della ricerca è proibitiva. 
Gli analisti del sito Roars.it sostengono infatti che il numero dei progetti approvati sul Prin di quest’anno saranno ridotti a non più di 435, cioè tra il 13 e il 40% in meno di quelli presentati nel 2009. I 175 milioni di euro stanziati verranno erogati secondo una procedura così irrazionale da rendere questi fondi inaccessibili. Una situazione che ha spinto la responsabile ricerca del Pd, Maria Chiara Carrozza, a chiedere spiegazioni a Profumo, ma al momento senza risultati. Salvo un improbabile ritiro del decreto sui Prin, l’allenamento è già  oggi una fatica inutile.


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