L’inevitabile Romney e i caucus vuoti

Loading

E nel piccolo Stato del nord, stretto fra il Massachusetts, il Maine e il Vermont, è scontata una facile vittoria di Mitt Romney, dato in largo vantaggio dai sondaggi anche se in fase calante: piuttosto, il voto di ieri potrebbe aver confuso ulteriormente le idee su chi sarà  il principale sfidante dell’ex governatore del Massachusetts. 
Dopo i picchi di popolarità  registrati durante la campagna elettorale da tutti i candidati, negli ultimi giorni a emergere nei sondaggi è stato Jon Huntsman, ex governatore dello Utah e ambasciatore a Pechino durante l’amministrazione Obama. Secondo l’ultimo sondaggio Rasmussen, infatti, alle spalle di Romney, saldamente primo con il 37% dei consensi, si giocano il secondo posto Paul, al 17% e Huntsman, al 15%. Più indietro Santorum, al 13% e Gingrich, al 12%, mentre Perry, che dopo l’Iowa aveva meditato il ritiro, è fermo all’1%. 
Forte dell’endorsement del Boston Globe, il più influente quotidiano del New England, arrivato dopo mesi di campagna anonima, Huntsman – anche lui mormone – ha puntato tutto proprio sul New Hampshire. L’ex ambasciatore in Cina, che parla fluentemente mandarino, aveva cercato di accaparrarsi consensi in campagna elettorale proponendosi come un’alternativa a Mitt Romney. Proprio questo è stato il suo limite: si è scontrato con la potente e oliata macchina da guerra di Romney da un lato, e non è riuscito a catturare il sostegno della destra religiosa e ultraconservatrice dall’altro. Stritolato in mezzo alle due correnti del partito, Huntsman ha rischiato di annegare: salvo poi ottenere il suo momento di gloria durante lo scorso fine settimana. Oltre all’endorsement del Boston Globe ci sono stati due dibattiti ben giocati, una posizione più placida degli avversari in politica estera che potrebbe rubare consensi all’isolazionista Paul, e soprattutto un programma economico valido e liberista che era stato lodato anche dal Wall Street Journal nei mesi passati. Huntsman può anche contare sulla fortuna di famiglia, accumulata grazie all’intuizione del padre che inventò la confezione di panini di McDonald’s. 
Oltretutto le primarie del New Hampshire, essendo aperte anche agli elettori non registrati con i partiti, potrebbero richiamare elettori indipendenti in grado di far pendere il voto verso un moderato. 
Fino al tardo pomeriggio di ieri tuttavia il «granite state» ha fatto registrare una modesta affluenza alle urne. Dopo l’exploit in Iowa, Rick Santorum non ha per ora saputo mantenere alto l’entusiasmo della destra, scivolando in quarta posizione. Gingrich è indietro, ma è ancora in corsa grazie al sostegno che ha in Florida e South Carolina, senza considerare il dono da 5 milioni di dollari per la campagna elettorale appena ricevuto dal suo amico Sheldon Adelson, proprietario di casinò miliardario. 
Fra gli sfidanti a resistere è solo Ron Paul, che può contare su una base di affezionati sostenitori. Sebbene non convinca l’ala conservatrice del partito, che lo reputa un moderato, Romney continua invece a tenere il mirino fisso su Barack Obama e sulle elezioni presidenziali, ostentando superiorità  e sicurezza in queste primarie che sembra ritenere una formalità . Lo spoglio delle schede di ieri non è ancora effettuato, un aneddoto viene da Dixville Notch, villaggio di una decina di abitanti a trenta chilometri dal Canada, dove gli abitanti hanno votato come da tradizione a mezzanotte. In testa, a pari merito con «l’inevitabile» Romney, c’era proprio Huntsman.


Related Articles

Elicotteri in cielo, miliziani in strada Il Cairo diventa un teatro di guerra

Loading

Nel «Giorno della Collera» i Fratelli musulmani non indietreggiano Le vittime sarebbero almeno novanta. Attacchi alle chiese cristiane

La promessa di «rupture» ha rotto anche il presidente

Loading

Per la Francia cinque anni disastrosi in tutti i campi, dall’economia agli scandali. La «grandeur» è perduta e l’Eliseo spera nella destra

Il presidente compromesso

Loading

In crisi «Cede su tutto», «Si arrende», l’ala liberal del partito e la stampa criticano Obama. Nel mirino anche la sua strategia comunicativa. Spaccatura tra i democratici. Ma anche i conservatori bocciano il piano

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment