Il San Raffaele a Rotelli Passo indietro dello Ior Una battaglia vinta con due rilanci

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MILANO — Ha vinto Giuseppe Rotelli. Punto o punto di domanda? Ieri a mezzogiorno con l’annuncio che Ior e Malacalza avevano rinunciato a pareggiare l’offerta da 405 milioni dell’imprenditore della sanità  (gruppo San Donato), la vendita del San Raffaele sembrava un capitolo chiuso. Definitivamente. E probabilmente lo è. Ma l’avverbio fa la differenza.
La prima variabile è stata introdotta ieri sera verso le 18.30 dal vicepresidente dell’ospedale milanese, Giuseppe Profiti, uomo di punta della sanità  vaticana che per ora gestisce il gruppo fondato da don Luigi Verzé. «Per quel che mi riguarda finisce qui, — ha detto in una conferenza stampa — anche se fino al 23 gennaio (data dell’assemblea dei creditori, ndr) mi auguro che arrivino rilanci, a vantaggio del San Raffaele».
Ma come? Ci avevano raccontato fino a ieri che la partita si chiudeva il 10 gennaio: o la banca vaticana Ior e l’imprenditore Vittorio Malacalza pareggiavano l’offerta Rotelli, ben più alta rispetto ai loro originari 250 milioni, oppure dovevano lasciare il campo. In teoria però Profiti ha ragione. Se arrivasse entro il 23 un’offerta da, supponiamo, 500 milioni, la Fondazione non potrebbe ignorarla e non sottoporla al Tribunale fallimentare. Ma a quel punto Rotelli, che con l’accettazione formale della sua proposta è come se avesse in mano un contratto preliminare, potrebbe scatenare una battaglia giudiziaria che rischierebbe di paralizzare il San Raffaele. Peggio, rompendo il tavolo si potrebbe arrivare alla revoca del concordato o all’estremo di una Procura che rinnova la richiesta di fallimento.
La seconda, debole, variabile è una lettera di 8 pagine che Vittorio Malacalza, in rotta di collisione con lo Ior, ha scritto al cda della Fondazione Monte Tabor, di cui faceva parte. In essa contesta la validità  dell’offerta Rotelli che dunque doveva essere respinta, pare, per vizi formali, e ribadisce la validità  della proposta da 250 milioni in parte sua. Ieri Malacalza si è dimesso dal consiglio. Difficile pensare che l’industriale genovese possa andare oltre questa presa di posizione. E difficile anche che possa presentarsi da qui al 23 con un’offerta superiore a Rotelli. Avendo sottoscritto quella da 250 milioni, il Tribunale o la Procura potrebbero sospettare che in precedenza fossero state occultate attività .
Sussulti finali. Resta il fatto che ieri poco dopo mezzogiorno il notaio Enrico Chiodi Daelli, custode della «pratica», aveva rilasciato una dichiarazione sintetizzata da tutti con un esplicito «Ha vinto Rotelli». Senza punto interrogativo. «Stiamo stendendo un verbale di constatazione notarile — scandiva Chiodi — del fatto che i due gruppi Ior e Malacalza non hanno presentato un allineamento all’offerta di Rotelli, che resta a questo punto l’unica».
Poi in serata, dopo l’accettazione formale della proposta da parte della Fondazione, Rotelli ha voluto «rassicurare — si legge in una nota della Velca, la società  di famiglia — che obiettivo primario del suo intervento è la tutela e l’ulteriore sviluppo delle capacità  professionali di ciascuno, nella più assoluta consapevolezza del valore dell’inscindibile rapporto tra attività  ospedaliera, didattica universitaria e ricerca scientifica, che caratterizza questa istituzione di eccellenza». Il San Raffaele è di Rotelli, probabilmente definitivamente.


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