Da Consob uno stop a Unipol se paga i Ligresti obbigo di Opa

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L’acquisto di un pacchetto di azioni Premafin dagli attuali azionisti (le holding della famiglia Ligresti) contro una corresponsione in denaro sarebbe da inquadrare in un cambio di controllo e quindi soggetto a obbligo di Opa a cascata su Fonsai e Milano. Una doccia fredda per Jonella e Giulia Ligresti che si erano fatte allettare da una cifra importante che il gruppo assicurativo bolognese era pronto a corrispondere, si dice oltre 50 milioni. E uno smacco anche per Mediobanca che aveva studiato l’operazione che prevedeva anche una fusione a tre, Unipol-Fonsai-Premafin. Piazzetta Cuccia è il maggior creditore sia di Fonsai che di Unipol e sta cercando di risolvere le due partite contemporaneamente per evitare di dover poi convertire i propri crediti in azioni ma, a detta di molti partecipanti, senza più lo smalto di un tempo. Per arrivare all’obbiettivo prefissato – far scendere in campo Unipol – Mediobanca sta usando tutta la propria moral suasion anche se è in palese conflitto di interessi essendo il principale azionista di Generali. Prima ha chiamato il fondo Clessidra, guidato da Claudio Sposito, che ha anche presentato un’offerta formale per Premafin. Poi ha messo i bastoni tra le ruote alla Palladio finanziaria che voleva entrare in partita, sollecitata da Generali. Ma a questo punto la situazione sembra incartata, poiché è abbastanza ovvio che un eventuale investitore che volesse entrare in Premafin deve farlo attraverso un aumento di capitale riservato (e non in opzione) versando i soldi nella società  (e non in mano ai Ligresti) nell’ambito di un piano di salvataggio ben delineato. Altrimenti bisogna far l’Opa e soddisfare anche i piccoli azionisti Fonsai e Milano tartassati per troppo tempo.


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