Il presidente offre a Suu Kyi «un posto nel governo»

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«Naturalmente — ha proseguito Nay Zin Latt, considerato molto vicino al capo dello Stato — dobbiamo attendere le elezioni suppletive del prossimo 1° aprile per vedere se Daw (la Signora, ndr) Suu sarà  eletta al Parlamento». La notizia, rilanciata ieri dall’agenzia France Press, non è stata immediatamente seguita da una replica ufficiale. Una prima risposta è arrivata da Win Tin, 82 anni, membro del Comitato esecutivo della Lega nazionale per la democrazia: «Noi non ne sappiamo nulla — ha detto al telefono al Corriere —. Mi sembra comunque curioso condizionare l’offerta alla conquista di un seggio nel Parlamento. Se hanno bisogno di Aung San Suu Kyi facciano i passi necessari adesso: non c’è ragione di attendere». Tuttavia, aggiunge Win Tin «è davvero improbabile che la Signora possa raccogliere l’offerta del presidente. La nuova Costituzione, infatti, impone di lasciare ogni incarico nel partito di provenienza una volta accettata una posizione ufficiale. Escludo che Aung San Suu Kyi possa voler abbandonare la Nld e aggiungo: siamo qui per fare politica, continueremo su questa strada». La Birmania — oggi ufficialmente Unione di Myanmar — prova a mostrarsi al mondo come un Paese incamminato sulla «strada della democrazia». Percorso accidentato, dopo decenni di dittatura militare, percorso che verrebbe certamente facilitato se Aung San Suu Kyi, che a dicembre ha ricevuto nella sua residenza sul lago Inya, a Rangoon, Hillary Clinton, sarà  della partita. Il presidente Thein Sein ne è consapevole e gioca con abilità  le sue carte in vista della consultazione che assegnerà  48 seggi ancora vacanti. E forse la risposta di Win Tin, al momento nettamente negativa, non esaurisce le reali possibilità : la Nld è un partito democratico, con molte voci. «Io — conferma al Corriere Nyan Win, storico avvocato della Signora — sono d’accordo con Aung San Suu Kyi quando dice di non sentirsi “sfruttata” dal regime. Il nostro è un Paese povero: c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Soprattutto del suo».


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