Russia, schiaffo della Chiesa a Putin

Loading

Mosca – Anche la Chiesa di Russia chiede a Putin di ascoltare la voce della piazza, «esaminare le richieste dei contestatori», «garantire il diritto di ogni cittadino a una propria opinione personale». E lo fa con la sua massima autorità , il Patriarca Kirill, nel giorno del Natale ortodosso, la festa più sentita da milioni di cristiani russi. Ieri mattina il capo della Chiesa, considerato finora poco più che un adulatore e un sodale del cosiddetto tandem al potere, ha infatti impartito una severa lezione pubblica di democrazia ai suoi amici Putin e Medvedev. Kirill era reduce dalla messa di mezzanotte celebrata davanti a oltre seimila fedeli nella Cattedrale del Cristo Salvatore, quella demolita con la dinamite su ordine di Stalin e risorta al suo posto sulla Moscova nei primi anni Novanta. E ha concesso una lunga intervista al canale di Stato Rossija 1. Uno spazio impossibile per chiunque altro in questi primi giorni dell’anno in cui, per tradizione sovietica, i giornali sono chiusi e i notiziari radiotelevisivi ridotti all’essenziale. 
Incurante delle domande generiche dell’intervistatore, il Patriarca è andato subito al nocciolo della questione provocando qualche fremito di preoccupazione al Cremlino e dintorni: «Lo scopo della protesta, politica, quando è corretta e civile, è quello di arrivare a dei compromessi che migliorino la situazione. Il potere ha il dovere di tenerne conto». Ma non si è fermato qui: «Se le autorità  dovessero rimanere immobili davanti a queste proteste, sarebbe un gran brutto segno. Il segno che non sono in grado di adattarsi ai tempi che cambiano». 
Uno schiaffo forte e diretto. Un netto riferimento all’atteggiamento di sufficienza, e perfino di scherno, adottato da Putin che ha definito i contestatori «popolo delle scimmie» e che ha fatto grevi battute umoristiche sui nastri bianchi simbolo della protesta «che sembrano tanti preservativi». Ma con la sua rinomata tendenza a drammatizzare retoricamente ogni argomento, Kirill si è poi spinto ancora più avanti facendo un paragone che ha colpito non solo i fedeli cristiani: «Se prima della Rivoluzione del 1917, il potere avesse dato ascolto alla voce del popolo, non ci sarebbero stati tanti lutti e oggi la Russia sarebbe un Paese più ricco e più felice». 
Parole forti che hanno fatto subito il giro dei blog e dei siti di opposizione in pieno fermento per la grande manifestazione di metà  febbraio dall’ambizioso progetto di portare in piazza un milione di persone. E sicuramente il segno che la Chiesa ha deciso di prendere le distanze per la prima volta da un governo cui aveva strappato pian piano spazio e concessioni attraverso una politica di adesione totale e senza l’ombra di una critica. Solo il 7 ottobre scorso il Patriarca, nel fare gli auguri di compleanno a Vladimir Putin, premier in attesa di tornare Presidente alle elezioni del 4 marzo, lo aveva singolarmente chiamato “eminenza”. E si era lanciato in un elogio personale concluso con l’augurio di una lunga permanenza alla guida del Paese. Era solo tre mesi fa ma tante cose sono cambiate. L’indignazione per i brogli del voto di novembre, la folla in piazza di persone di diversa cultura e ragione sociale, hanno spostato molti equilibri. Vladimir Putin, che proprio ieri raccontava la storia del suo battesimo segreto e della sua provata fede cristiana nonostante il passato da spia del Kgb, deve tenere conto anche di questo.


Related Articles

«Nessuno incatenerà l’ orso russo» Putin chiede 2 anni per il rilancio

Loading

A Mosca Il presidente russo Vladimir Putin ieri all’annuale conferenza stampa di fine anno. E’ la decima che tiene, ed è durata poco più di tre ore, meno di quelle precedenti (Reuters/Maxim Zmeyev) di Fabrizio Dragosei Assediato dai mercati, scommette sulla formula: serrare i ranghi dietro il capo

Hong Kong, Carrie Lam ritira la legge sull’estradizione in Cina

Loading

Non si fermano le proteste nell’ex colonia britannica. Era una delle «cinque richieste» dei manifestanti. Pechino smentisce di lavorare a un piano che prevede le dimissioni della chief executive Carrie Lam

Argentina, doccia fredda su un paese sovrano

Loading

Argentina. La crisi del debito riporta l’orologio della storia indietro di 13 anni

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment