Il giudice copia annullato l’arresto del fratello di Riina

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NAPOLI – «Il gip copia. Riporta integralmente le parole dell’accusa, oppure si limita a riassumere le tesi dell’accusa contenute nelle richieste di arresto. Viene meno al suo ruolo istituzionale». È una solenne bocciatura, un giudizio inappellabile fatto da magistrati nei confronti di magistrati. Ed è il motivo per cui il tribunale del Riesame annulla un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un big della mafia quale Gaetano Riina, fratello di Totò, il capo di Cosa Nostra, e per Nicola Schiavone, figlio del boss dei Casalesi Sandokan. Un annullamento che riguarda altri sette indagati, nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia dello scorso novembre sull’alleanza mafia-camorra nel controllo dei mercati ortofrutticoli. Anche se l’ordinanza del Riesame non darà  la libertà  a Schiavone e Riina, che restano in carcere con altre accuse.
Tutto per una questione di metodo imputabile al gip Pasqualina Paola Laviano. Nelle cinque pagine di annullamento le sezioni del Riesame – in momenti diversi legati ai ricorsi presentati dai diversi indagati – elencano i motivi della bocciatura. Si legge: «Il gip, senza aver fatto in alcun modo espresso riferimento alle argomentazioni svolte dal pm nella relativa richiesta, riporta fedelmente il contenuto della stessa, capoverso per capoverso, mantenendo l’utilizzo delle espressioni “presente richiesta di misura cautelare”, “questo pm” invece di “questo gip”».
Dunque non c’è stato il controllo del “giudice terzo”. I giudici del Riesame fanno riferimento anche all’assenza di correzioni nelle espressioni ricorrenti che distinguono una richiesta dell’accusa da un provvedimento del gip. E ancora, si legge di carenza di «qualsiasi accenno di autonoma valutazione in ordine agli elementi indiziari». Sentenzia il tribunale della Libertà : «Il gip non ha realmente preso cognizione del contenuto delle ragioni esposte nella richiesta del pm. La totale assenza di motivazione autonoma è indiscutibile».
Scontro frontale tra magistrati di uffici diversi. Non vuole commentare il coordinatore dell’Ufficio gip di Napoli, Bruno D’Urso. Ma sottolinea: ««Si tratta di un incidente di percorso che non può scalfire il lavoro enorme di questo ufficio, svolto quotidianamente e lontano da riflettori e telecamere. Il lavoro dei gip è duro e poco gratificato da certe enfasi».
Intanto però, il caso di Schiavone e Riina svela un altro retroscena. Con la prima ordinanza di annullamento del Riesame nei confronti degli indagati, la procura Antimafia aveva subito tentato di correre ai ripari emettendo dei decreti di fermo verso le stesse persone. Provvedimenti che però non sono stati poi convalidati da un altro gip. Dunque, in questo caso e sulla stessa inchiesta, una bocciatura per l’accusa da parte di un altro giudice terzo e una forte contraddizione nelle scelte tra due gip dello stesso ufficio. L’Antimafia sta comunque valutando l’ipotesi di richiedere nuovi provvedimenti in merito alla vicenda della gestione dei mercati ortofrutticoli.


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