L’ospedale dice al malato quanto costa
MILANO — Ogni malato saprà il suo prezzo. Dal primo marzo i cittadini della Lombardia conosceranno per ogni esame, visita medica e ricovero quanto il servizio sanitario spende per curarli. Lo ha appena deciso il Pirellone di Roberto Formigoni, che ha introdotto l’obbligo per tutti i medici e gli ospedali di esporre nei referti, nelle lettere di dimissione e in ogni tipo di comunicazione ai pazienti il prezzo sostenuto dalle casse pubbliche per ciascuna prestazione. Un malato d’appendicite saprà che per operarlo sono stati spesi quasi 1.700 euro; uno colpito da polmonite scoprirà che per ricoverarlo ci sono voluti 3.300 euro; chi si è sottoposto a un bypass coronarico sarà informato che per sistemare il suo cuore sono stati necessari 22.380 euro.
La novità è stata comunicata con l’ultima circolare prima di Natale. Immediatamente si è posto un dilemma: è giusto sapere quanto costiamo allo Stato e alla Regione? È etica della responsabilità o inutile colpevolizzazione? L’Ordine dei medici è critico: «Per essere curato con il servizio sanitario, il cittadino paga già le tasse — dice il presidente Roberto Carlo Rossi —. Informarlo con il referto medico della cifra spesa per lui è umiliante. L’obiettivo è indurlo a risparmiare». L’assessorato della Sanità difende la scelta: «In Italia non è mai stata presa una decisione simile. Ma responsabilizzare, soprattutto chi si sottopone a esami costosi, è nell’interesse di tutti — spiega il supermanager Carlo Lucchina —. Le risorse non sono illimitate».
Nel bilancio 2012 della Lombardia i fondi per la Sanità sono di 17 miliardi e 450 milioni di euro. Rispetto all’anno scorso sono solo 260 milioni di euro in più. È una crescita dell’1,5%, decisamente al di sotto del tasso d’inflazione, mentre l’invecchiamento della popolazione fa lievitare in modo esponenziale le uscite. Così i cittadini sono chiamati a pagare ticket di compartecipazione sulla spesa sanitaria sempre più alti. Di qui la scelta di Regione Lombardia di fare esporre in modo separato nei referti e nelle lettere di dimissione la quota a carico delle casse pubbliche e quella a carico del cittadino. La speranza è che di fronte ai 500 euro e più spesi dal Pirellone per una tac, i 66 euro sborsati di tasca propria per il ticket diventino accettabili. «I costi della salute si sono moltiplicati, il cittadino deve capirlo», è il leitmotiv degli uomini di Roberto Formigoni. «Ma costringere il medico a diventare un contabile è controproducente — insiste il presidente dell’Ordine Roberto Carlo Rossi —. Il rischio è di spingerlo a risparmiare sulla pelle dei pazienti».
Ma la sanità pubblica può sopravvivere senza l’etica della responsabilità ? In Lombardia, già lo scorso agosto, il superticket di 10 euro introdotto dalla Finanziaria Tremonti è stato rimodulato in base ai costi delle prestazioni e può arrivare, per gli esami con le tariffe più alte, a 30 euro in più. Così per una tac si spendono 66 euro (contro i 51 dell’Emilia Romagna e i 46 del Veneto). Per le prestazioni meno care, invece, il ticket è al di sotto delle altre Regioni. Il significato del provvedimento è sempre lo stesso: il paziente va responsabilizzato. Sia con i costi delle prestazioni esposti sulla cartella clinica sia mettendogli pesantemente le mani in tasca per prestazioni che il Pirellone considera troppo spesso richieste inutilmente. Il dibattito è aperto.
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