“Subito una nuova legge elettorale”
ROMA – La settimana prossima la Corte Costituzionale decide sui due referendum elettorali e si riaccende il dibattito sull’ammissibilità dei quesiti che in modo “intrinseco” vogliono il ritorno del Mattarellum. Ieri sono scesi in campo 101 costituzionalisti per chiedere «ai gruppi parlamentari e ai partiti di affrontare immediatamente il problema, utilizzando al massimo l’ultima parte della legislatura».
I firmatari, – fra gli altri Barbera, Bassanini, Armaroli, Cheli, Frosini, Fusaro, Guzzetta, Manzella, Onida, Pizzorusso, Gustavo Zagrebelsky e Zanon, – dicono anche che «il referendum – se ammesso, come auspichiamo, dalla Consulta – non solo non interferirà con la attività di governo ma, anzi, potrà aiutare i gruppi parlamentari nello sforzo per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria». Evitando, spiegano i firmatari «lacerazioni fra i gruppi parlamentari impegnati in una così importante e delicata missione per il paese».
Il gruppo di costituzionalisti richiama anche i ripetuti appelli al mondo politico del capo dello Stato affinché si metta mano alle riforme e alla modifica della legge elettorale. Appello, quello sul sistema di voto, lanciato in modo il 20 dicembre, quando Napolitano invitò i partiti ad un «sussulto» sull’argomento, e ripetuto anche nel discorso di fine anno in maniera implicita.
Adesso però tutti aspettano il giudizio della Consulta. E nei palazzi romani gira voce che i 15 giudici diranno no all’ammissibilità . Un’eventualità che molti giudicano positiva per il futuro del governo Monti. In caso di referendum ammessi, infatti, crescerebbe la voglia di elezioni anticipate nei partiti. Quanto meno per “spostare” il referendum all’anno prossimo e tornare alle urne con un sistema che, in fondo, piace alle segreterie dei partiti.
Nel caso della bocciatura dei quesiti però circola anche un’altra ipotesi: un intervento diretto di Napolitano. Il presidente della Repubblica potrebbe infatti usare uno dei suoi poteri e inviare un messaggio alle Camere con cui porre il problema all’ordine del giorno. A quel punto i partiti sarebbero costretti ad uscire allo scoperto e dichiarare in Parlamento quali sono le loro reali intenzioni.
Un passaggio che manderebbe in fibrillazione tutte le forze politiche. Infatti, all’intero dei partiti ci sono posizioni diverse e tutte legate gioco delle future alleanze. Nel Pd per esempio la posizione ufficiale è per il doppio turno alla francese, ma in Parlamento sono state presentate proposte diverse. Non è un mistero , per esempio, che D’Alema spinga per il sistema tedesco funzionale all’alleanza con il centro. Mentre il ritorno al Mattarellum farebbe molto comodo all’alleanza di Vasto
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